Ciao
conosci Archimede?
Vissuto in Sicilia immediatamente prima dell’occupazione Romana, è uno dei grandi uomini di scienza dell’umanità.
Nel suo testo “Arenario”, il matematico siciliano affronta un problema legato al sistema aritmetico del suo tempo. Derivato dal sistema Greco e poi Romano, non permetteva di contare oggetti numerosi.
Il X indica il 10, il V indica il 5, e 15 si scrive XV.
Il numero più grande che aveva era il 10.000, chiamato “miriade”, e indicato dalla lettera M.
Non vi era modo di scrivere direttamente numeri più grandi di così, per cui Archimede nel suo libro anticipando le nostre “potenze”, illustra un modo per contare tutti i granelli di sabbia necessari a riempire l’universo conosciuto, partendo da quanti granelli di sabbia ci stanno in un seme di sesamo. ( Il risultato finale è nel linguaggio moderno 10 alla 63)
All’inizio del testo, formulato come una lettera si riconosce l’obiettivo polemico in modo esplicito: “Alcuni pensano, o Re Gelone, che i granelli di sabbia non si possano contare”
A parte l’interessante presentazione aritmetica, il testo evidentemente nasconde qualcosa di più essenziale.
Infatti la figura retorica dei granelli di sabbia che non si possono contare, è il simbolo dei limiti umani invalicabili.
Limiti invalicabili.
Limiti concreti e temporali.
Noi tutti abbiamo un limite temporale.
Una data di scadenza, che ci accompagna dal primo vagito, che non ci è dato di sapere.
Una sorta di “codice a barre” stampato in qualche parte poco visibile del nostro corpo, che riporta la scritta
” The End”
Questa pandemia ce lo ha ricordato a gran voce: oggi ci sei, bello pimpante e ti senti indistruttibile, poi arriva il Virus e la tua strategia di vita va a farsi benedire e ti ritrovi sotto terra.
E’ maledettamente cruda come realtà , ma è cosi.
Una volta ad un convegno il relatore fece un gioco che mi rimase impresso nella memoria:
Scese dal palco e munito di un metro di carta di quelli che trovi all’ingresso all‘Ikea, andò da un partecipante in prima fila e gli chiese l’età.
“61 anni” rispose l’interpellato.
A questo punto il relatore tagliò il metro al numero 61 e buttò via il pezzo da 0 al cm. 61, poi facendo una considerazione statistica, sul fatto che la vita media in Italia per gli uomini è di circa 82 anni, tagliò via il pezzo dal cm.82 al cm.100.
A questo punto consegnò all’uomo di fronte lui, che oramai lo guardava ipnotizzato i 21 cm. restanti e lo liquidò con una frase raggelante… “Cerca di non sprecarli”
Wow!!!
Forte, ma se ci pensi è la vita.
Il punto è che spesso il tempo concessoci viene sprecato, visto che è gratis, abbiamo la tendenza a buttarlo via, al contrario, se fosse denaro invece staremo molto attenti a non farlo, non trovi?
Il tempo è un dono e abbiamo la responsabilità di usarlo al meglio, di non farci consumare da esso.
Un mangiatempo tremendo sono le preoccupazioni per il futuro, che ci fanno utilizzare le risorse preziose ed energie, per pre-occuparci di cose che spessissimo sono solo nella nostra testa e non accadranno mai.
Come dice Luca Mazzucchelli “Il modo migliore per non preoccuparsi del futuro, è occuparsi del presente.”
Quindi senza aspettare che arrivi il virus di turno o la prossima catastrofe apocalittica a ricordarcelo, dobbiamo, come la saggezza popolare ci insegna, crearci dei reminder, che ci facciano tenere a mente il concetto del “non spreco”
Sto parlando del famoso “Memento Mori”, usanza tipica dell’antica Roma, che veniva sussurrato alle spalle del generale di ritorno da una campagna vincente, mentre sfilava per le vie a raccogliere gli onori, onde evitare che la superbia e le manie di grandezza avessero il sopravvento su di lui.
In pratica un servitore gli sussurrava la frase “«Respice post te. Hominem te memento» cioè “Guardati dietro di te e ricordati che sei un uomo, ricordati che devi morire.”
Visto che non possiamo portarci sempre dietro un servitore sussurrante, io ho preso l’abitudine di portare con me, nella mia borsa di lavoro un piccolo teschio di gomma e ogni volta che lo vedo o lo tocco mentre magari sto cercando qualcosa, mi ricordo che devo vivere.
Vivere ora, “Hic et Nunc”.
Un altro reminder l’ho appeso sulle scale di casa mia, una stampa di uno scheletro tratto da un libro di anatomia del settecento olandese a misura naturale, che oltre ad arredare, mi ricorda ogni volta che lo vedo il “Memento Mori”
Ma se non vuoi portarti in giro il teschietto e tantomeno arredare la casa con scheletri e ossa varie, in commercio ci sono delle monete fatta apposta.
Le monete raffigurano un teschio al centro, che rappresenta ciò che siamo e quello che finiremo per essere, una clessidraper ricordarci che il tempo scorre, e non puoi fermarlo e accumularlo,( e cosa scorre solitamente dentro la clessidra?) e per ultimo un fiore che rappresenta la caducità della vita, oggi magari sei un fiore splendente, ma domani …
… concetto splendidamente rappresentato nella filosofia Buddista con il termine di “Impermanenza”
Tornando ad Archimede, al suo tempo e ai limiti dell’uomo, come riportato anche nella Bibbia: “I granelli di sabbia sulle rive dei mari, le gocce della pioggia, i giorni di tutta la storia, chi potrà mai contarli? L’altezza del cielo, l’estensione della Terra, la profondità degli abissi chi potrà mai esplorarli? [—] Uno solo possiede la sapienza: il Signore”.
A questo brano di apertura di un libro della Bibbia che si intitola l‘Ecclesiastico o Siracide, l’uomo nei secoli ha trovato risposte, a partire da Archimede per i granelli di sabbia, per arrivare alle profondità degli abissi che ora conosciamo con precisione millimetrica.
Ma sul nostro limite temporale, sulla data di scadenza, non ci è permesso di capire, almeno fino ad ora, per cui ribaltando la superficiale visione del “Memento mori”, “Ricordati che devi morire” cerchiamo di:
Ricordarci che dobbiamo vivere.
E anche per noi, come per il generale romano il successo non è tutto, e che a volte è meglio viversela un pò più rilassati, ma senza sprechi.
Buon Lunedi e a presto live.
Buona settimana
Daniele
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Daniele Murgia
#andratuttobene
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