Ciao,
stiamo vivendo un momento estremamente particolare, chiusi in casa e nonostante gli agi che la tecnologia ci concede, spesso soffriamo.
Obbligati dagli eventi a confrontarci con noi stessi e con la nostra stanza interna chiamata “Coscienza”.
E in questo clima surreale mi trovo a scrivere il mio spunto numero 100.
Certo avrei voluto festeggiarlo in modo più “gioviale” ma tant’è vista la situazione, mi ritengo fortunato a poterlo celebrare da sano a casa , come del resto gran parte di noi Italiani e non solo.
Chiaramente il pensiero va in primo luogo a chi sta soffrendo negli ospedali e a chi ci ha prematuramente lasciato; Ma anche ai grandi Eroi che ogni giorno si recano al lavoro per garantirci la vita in questo momento particolare, rischiando in prima persona nelle corsie degli ospedali, nei negozi di alimentari, nelle farmacie, a chi guida i camion per garantire gli approvvigionamenti, ai benzinai in autostrada, a chi lavora ancora in fabbriche che “non possono chiudere”, ai contadini, spesso dimenticati, alle forze dell’ordine impegnate in uno sforzo non stop e alle migliaia di volontari che si dedicano agli altri, a chi ha bisogno, anche solo di un supporto semplice come la consegna della spesa, o di un medicinale,
“Grazie a tutti per il vostro grande senso di Responsabilità.”
Devo confessarti che a inizio anno fra i miei buoni propositi c’era quello di ” coltivare la pazienza”, ma mai avrei pensato di trovarmi ad un training così intensivo come quello attuale.
Pazienza e comunque
#iorestoacasa
Ma veniamo al nostro spunto a tre cifre.
Mesi fa ho visto un film di Roman Polanski, intitolato “L’ufficiale e la spia” dove un capitano dell’esercito Francese viene degradato con l’accusa di essere una spia dei Tedeschi, mandato in confino sull’Isola del Diavolo nella Guyana Francese, dove in una minuscola cella e con 2 carcerieri con cui non può neanche parlare, deve scontare la pena detentiva e in isolamento, per parecchi anni .
Le immagini sono crude, in un contesto naturale estremo, per alcuni tratti raccapriccianti e ti viene subito in mente come sia facile impazzire, in una situazione così ostile, lontano da tutto e da tutti. Solo, con te stesso. Difficilissimo, pensai durante la proiezione.
Però è proprio in questi momenti estremi che la nostra mente esplora angoli reconditi e sconosciuti alla ricerca della “forza” per andare avanti e in modo inaspettato evolve e si rafforza, e le testimonianze dei sopravvissuti all’Olocausto ne sono un esempio da tenere in considerazione e grande rispetto.
In un post di pochi giorni fa su Linkedln, Sebastiano Zanolli ha espresso un pensiero che condivido in pieno:
“Non tutte le case sono il Mulino Bianco e penso a persone costrette in spazi angusti, affollati, rumorosi.
Penso a convivenze forzate, famiglie già spaccate o complicate.
Figli lontani, genitori anziani in case di riposo blindate, amici o parenti malati in ospedali traboccanti.”
Per dare sostegno a chi si trova in situazioni di “forzato isolamento difficile” ha postato alcuni consigli di persone costrette ad isolamenti molto più duri del nostro come deportati e prigionieri, che possono essere d’aiuto:
- Avere cura di sé con l’igiene personale, fisica, mentale, estetica, spirituale
- Prendere le cose passo passo e rimanere concentrati su ciò che si ha
- Adattarsi alle circostanze che non è possibile modificare
- Scegliere il proprio atteggiamento di fronte alle situazioni
- Non perdere mai la speranza che le cose migliorino senza dipendere da questo
- Continuare ad educarsi
- Mantenere rituali ed azioni simboliche
- Non soffermarsi sulla propria sofferenza ma aiutare gli altri
- Lavorare sodo e cercare un significato in ciò che si fa
- Sviluppare una vita interiore intensa
- Creare una rete di supporto in ogni modo possibile
In questi giorni particolari, mantenere i contatti con l’esterno, sondare l’umore di amici e conoscenti e portare parole di sostegno è fondamentale, specie per chi come me fa della parola uno strumento fondamentale nel suo lavoro.
Ho voluto confrontarmi su questi argomenti tra gli altri con Elisa, che spesso condivide con noi i suoi pensieri nei guest post. Qui leggi il suo ultimo Guest Post (A tal proposito siete tutti ben accetti e se volete dire la vostra, scrivetemi senza esitare)
La condivisione, che è il cardine principale della nostra alleanza di cervelli, trova nel nostro confronto una chiave di lettura atipica e interessante, perché mette a confronto due età differenti, due stili di vita con pensieri e convinzioni proprie, ma con una spiccata attitudine al confronto costruttivo e due ambiti lavorativi complementari come il Marketing e le Vendite uniti dall’aspetto della Formazione.
Durante una telefonata, abbiamo affrontato il tema della resilienza, termine molto in voga ultimamente e un po’ abusato. Ne è uscita una riflessione interessante, quanto inaspettata che ho il piacere di condividere con tutti voi.
Alla mia domanda sulla resilienza, e come questa ci può essere d’aiuto in questi momenti (Nella fisica dei materiali, la resilienza è definita come la “capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi”; in psicologia la resilienza è “la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà”) ,mi sono sentito esporre un concetto particolare che ammetto conoscevo solo per sentito dire, ma molto alla lontana:
L’anti-fragilità.
“Ne hai mai sentito parlare?” mi chiede Elisa.
“Vagamente” rispondo io, “se non ricordo male è legata al concetto del Cigno Nero espresso nell’omonimo libro da Nassim Nicholas Taleb, giusto?”
“Certo” risponde lei e mi riassume brevemente un concetto che … WOW… parcheggia definitivamente il concetto di Resilienza in doppia fila e con le 4 frecce.
“Anti-fragile non vuol dire “robusto”, esordisce, “ qui non si tratta di contrastare o di sottrarci all’evento negativo o di essere più forti “resistenti” – ma non significa nemmeno “resilienti”, perché non vogliamo adattarci ed essere flessibili per poi tornare allo stato di partenza.”
“È un concetto nuovo che non ci appartiene, ma è capitato il “cigno nero” e ora dobbiamo imparare a fare qualcosa di diverso, dobbiamo abituarci a pensare diversamente, ad accettare il mondo che cambia e cambiare insieme ad esso, pur rispettando la nostra natura di essere umani.”
“Anti-fragilità non ci deve “snaturare” ma ci deve far “evolvere”. Se i nostri antenati non fossero stati anti-fragili, ma solo resilienti, la specie umana non si sarebbe mai evoluta. “
“Ecco perché a pensarci bene il concetto di anti-fragilità non è così nuovo ma è vecchio come il mondo.”
Nassim Nicholas Taleb, ne ha parlato nel suo libro “Il cigno nero. Come l’improbabile governa la nostra vita”
e nel successivo libro “Antifragile. Prosperare nel disordine” evidenziando la nostra difficoltà nell’affrontare “eventi straordinari” come l’attuale.
Ne ha parlato anche in un’intervista al Sole 24 Ore del 2012 ( clicca sul link—> Antifragile. Evitare le eccessive precauzioni, accettare il caos e vivere felici e contenti)
Elisa a tal proposito ha una sua idea ben precisa:
“L’articolo di Nassim Taleb, pubblicato sul Il Sole 24 Ore alla data di pubblicazione del libro risale al 2012, 8 anni fa.
In tutto questo tempo non si è mai parlato di anti-fragilità (per lo meno nel mondo del business o della politica destinato ai più), ma piuttosto di “resilienza” , concetto ormai inflazionato soprattutto nell’ambito della formazione aziendale.
Come mai ce ne accorgiamo solo ora, dopo 8 anni, solo nel momento in cui stiamo vivendo quel temuto “Cigno Nero” che ci sta mettendo a dura prova e che ci sta dando una visione del mondo completamente diversa da quella a cui siamo abituati?
Quale insegnamento dobbiamo trarre da questa esperienza?
“Non dobbiamo sottovalutarla, ignorarla o far finta che sia frutto del “caso” o della “sfortuna”; Queste non esistono, ma sono solo nella nostra testa”conclude Elisa.
Effettivamente se ci pensiamo, non possiamo che condividere l’Elisa-pensiero e ritornando ai consigli di Sebastiano aggiungere:
- Adattarsi alle circostanze che non è possibile modificare, aggiungerei per trovare una chiave di crescita per il futuro.
- Scegliere il proprio atteggiamento di fronte alle situazioni, sforzandoci di vivere nel qui e ora.
Un altro aspetto interessante che è emerso dalla conversazione, è la sostanziale differenza tra i termini di Robustezza, e Resilenza .
Nel primo caso il sistema, o l’essere umano è in grado di sopportare uno stress, se questo non supera un certo limite di intensità e/o di tempo; nel secondo caso, il sistema o l’essere umano è in grado di superare lo stress e tornare come prima.
Che nel nostro caso specifico significherebbe, terminata la fase di emergenza pandemica, ritornare belli belli a rifare la stessa vita di prima, come se nulla fosse successo.
A mio parere impossibile …
Il concetto finale espresso da Elisa è molto semplice ma altrettanto profondo e illuminante, se ci pensi:
“E’ necessario per la nostra evoluzione non solo per resistere, ma cercare di avvantaggiarci da questo momento di difficoltà e incertezza, da questa perturbazione importante.
Quindi non solo resistere, ma migliorare, sposando a pieno il concetto di Taleb dell’anti-fragilità.”
Per cui, vista l’umana incapacità di comprendere a fondo certi fenomeni naturali, siamo sempre a rischio di farci travolgere da eventi inaspettati.
L’incertezza non è solo negativa, qualcosa da cui difendersi.
Possiamo da essa trarne dei vantaggi, se la inquadriamo in una giusta cornice, facendo tesoro anche in modo contro-intuitivo dagli errori, dal disordine e anche dalla volatilità.
E la giusta chiave potrebbe essere proprio l’Anti-fragilità.
“Il robusto sopporta gli shock e rimane uguale a se stesso, l’antifragile li desidera, e se ne nutre per crescere e migliorare.”
“Cogliamo l’occasione di questo momento per accettare la nostra “fragilità” chiosa Elisa “e per diventare “anti-fragili”. Gli strumenti sono già dentro di noi, basta solo scavare un po’ sotto i “bias cognitivi” che ci hanno opacizzato la mente.”
Vi saluto con un brano di buon auspicio tratto dall’intervista a Taleb e vado a festeggiare il mio spunto numero 100, questo traguardo a tre cifre, con un buon calice di Rosso di Valtellina e idealmente brindo con tutti voi. Prosit!
Il vento può spegnere la candela e ravvivare il falò. Lo stesso avviene con la casualità, l’incertezza e il caos: bisogna imparare a farne uso, anziché tenersene alla larga. Dobbiamo imparare a essere fuoco e a sperare che si alzi il vento.
Buona settimana e alla prossima chiacchierata con Elisa e con tutti voi.
Daniele
P.s. saluti a tutti voi da Elisa