Ciao
Non abbiate paura della bontà e neanche della tenerezza.
(Papa Francesco)
Spesso l’immagine pubblica riflette solo in parte il sole che abbiamo dentro.
L’autore di questo scritto è una fra le tante persone che io conosco degna di essere annoverata tra i buoni di cuore e di spirito.
Una persona che sa condurre con la fermezza di un capitano di lungo corso, bastimenti avvolti nella nebbia e scossi dalle onde impetuose del mercato.
Una fermezza consolidata in anni di battaglie sul campo, una fermezza che diventa granitica quando si tratta di difendere “l’uomo” meritevole, indipendentemente dalla posizione sociale.
Un fare che conosce il perdono, anche se a volte può sembrare spietato e cinico…
…sembrare, a chi non ha gli occhi giusti per vedere “oltre”.
Per arrivare al nucleo di bontà che lo contraddistingue, c’è bisogno di tanto tempo, di discorsi guardandosi negli occhi e di parole dritte al cuore e sopratutto di sincerità.
Ma quando si arriva nel profondo e si scopre oltre alla bontà anche la tenerezza, allora si che si può pensare:
Questo è un’uomo che vorrei al mio fianco come Amico.
Amico con la A maiuscola.
Il palco oggi è solo per lui.
Sono onorato di presentarvi il mio amico Damiano.
Da tempo l’amico Daniele mi chiede di scrivere qualcosa per la sua Alleanza di Cervelli ed io, per puro spirito di contraddizione, gli mando queste righe scritte con il Cuore.
“Abbi cura di te!”
Nel corso di questo periodo di isolamento, ho più volte ripensato alla mia esperienza di Lourdes ed ora, pur con grande pudore, andrò a condividere con voi alcuni momenti di grande emozione.
Nel settembre del 2015, decisi quasi per caso di aggregarmi ad un gruppo di volontari che si apprestavano a partire per una settimana di servizio presso il luogo simbolo dei pellegrinaggi, in quel periodo sentivo il forte bisogno di resettare la mia vita, si stavano avvicinando i 50, avevo rivoluzionato la mia vita privata e ritenevo che staccare da tutto e da tutti per 7 giorni, sarebbe stato per me salutare.
Non sarebbe stata la mia prima volta a Lourdes, ci ero già stato altre 3 volte in pellegrinaggio e quel luogo mi aveva sempre trasmesso una grande serenità.
Questa volta però si trattava di fare sul serio, sarei entrato in contatto con persone malate, con anziani o comunque con persone alla ricerca di Qualcosa.
Inizialmente pensavo che mi sarei occupato solo di spingere delle carrozzine o al massimo delle barelle, ma, sempre per caso, il secondo giorno mi è stato proposto di prestare il mio aiuto alle piscine, accettai, spinto dal mio solito spirito che è un misto tra intraprendenza, curiosità e incoscienza.
La prima mezza giornata si rivelò abbastanza semplice, si trattò di assistere persone “normali” che non avevano alcun tipo di difficoltà, anche se alcuni portavano con sé ferite dell’anima che condividevano con me, pur essendo io un perfetto sconosciuto, ma bastavano quei 3 minuti insieme e la recita di un Ave Maria per diventare intimi amici, fino alle lacrime.
Ma il bello doveva ancora accadere, verso la metà del secondo pomeriggio arrivò una barella con un ragazzone di quasi 2 metri, bello, biondo e con degli enormi occhi azzurri, esteticamente perfetto, ma, a causa di una malformazione cerebrale, era totalmente immobilizzato e non era in grado di parlare, la sua bocca emetteva solo dei suoni, rideva e piangeva alternativamente.
Mentre lo spogliavamo e lo pulivamo per prepararlo al bagno in piscina aveva lo sguardo spaventato, ricordo ancora i suoi occhioni che mi guardavano imploranti, cercai di essere il più umano e dolce possibile, una volta pronto, lo portammo in vasca, nel momento in cui lo immergemmo si irrigidì ulteriormente ed emise un fortissimo suono gutturale, lo accarezzai con dolcezza cercando di calmarlo.
Dopo il bagno lo rivestimmo con delicatezza, nel frattempo si era calmato, sorrideva e vidi nel suo sguardo la riconoscenza per quanto gli avevamo permesso di fare.
Quando lo portarono fuori piansi, non per tristezza e nemmeno per rabbia, stavo piangendo per lui e per me, per l’emozione di quel bellissimo incontro.
Verso la fine della settimana, ebbi un altro incontro illuminante, entrò nello spogliatoio un ragazzo italiano, seppi che era spastico, mentre lo aiutavo a spogliarsi, mi tirò con forza verso di se e mi disse nell’orecchio: “voglio entrare con le mie gambe”, a quel punto chiesi aiuto ad un altro volontario e tenendolo per le due braccia da sotto le ascelle lo sollevammo e lo aiutammo ad entrare in vasca, lui sorrise felice per tutto il bagno.
Lo rivestii ed ero felice di vederlo soddisfatto, gli chiesi come si chiamasse, Alfonso mi rispose, finii di vestirlo ed a quel punto mi tirò di nuovo verso di sé con forza e mi disse:
“Tu come ti chiami?” Damiano risposi e lui abbracciandomi forte mi disse:
“DAMIANO ABBI CURA DI TE”.
Sono tornato a Lourdes anche l’anno successivo e ci sarei andato anche nel 2017, ma il destino ha voluto diversamente, ma questa è un’altra storia.
L’esperienza di Lourdes, oltre ad arricchirmi dal punto di vista umano, mi ha lasciato un grande insegnamento anche in ambito lavorativo, cioè l’importanza della comunicazione non verbale, infatti ho appreso di più dallo sguardo di persone che non erano in grado di parlare, rispetto a 100 meeting di guru della comunicazione.
Che sia questo il messaggio per la nuova normalità del post COVID: “ascoltare di più, parlare di meno e contestualmente avere cura di sé stessi”.
Grazie Damiano per averci svelato questo tuo intimo racconto.
Alla luce di queste parole, dell’emozione che può aver trasmesso, mi chiedo se ogni giorno siamo grati per quello che siamo e abbiamo.
Anche il semplice, e per noi scontato, gesto di aprire gli occhi e scendere dal letto è un miracolo di cui tenere conto, e che ad alcuni la vita ha negato, senza dare troppe spiegazioni.
Quindi prima di lamentarci per cose futili e insignificanti, facciamo un respiro profondo e pensiamo solo per un attimo a quanto siamo fortunati.
Ho deciso di pubblicare la storia di Damiano oggi. per darvi la possibilità di leggerla con calma, fuori dal trambusto della settimana, in modo che possiate interiorizzarla e sedimentarne i valori.
Grazie ancora Damiano da parte mia e dell’Alleanza di Cervelli.
Vi saluto con una poesia di Pablo Neruda, a me molto cara:
Alzati e guarda il sole nelle mattine
e respira la luce dell’alba.
Tu sei la parte della forza della tua vita.
Adesso svegliati, combatti, cammina,
deciditi e trionferai nella vita;
Non pensare mai al destino,
perché il destino
è il pretesto dei falliti.
A presto
Daniele
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SCRITTO DA
Damiano Dordi
Da bambino amavo giocare con le macchinine, oggi che sono un over 50 ho la grande fortuna di continuare a giocare con le macchinine, solo un po’ più grandi.
“Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neppure un giorno in tutta la tua vita”
(Confucio)
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Daniele Murgia
#andratuttobene
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