Ciao
ho sempre ammirato le persone intraprendenti.
Quelli che hanno sempre voglia di trovare una soluzione, di dire la loro, insomma di metterci la faccia.
La nostra Alleanza di Cervelli è una creatura strana, multi-tentacolare e multi-colore, su cui a breve scriverò un post in merito alla sua genesi.
Come il famoso Melting pot, tradotto come “calderone”, in essa vi convergono tanti elementi come nel laboratorio dell’alchimista.
Non abbiamo chiaramente il grande obiettivo che si proponevano gli alchimisti di conquistare l’onniscienza, raggiungendo il massimo della conoscenza in tutti i campi del sapere.
Tantomeno di scoprire la panacea di tutti i mali o di trasformare i metalli poveri in oro…
…sicuramente l’accoglienza di idee e punti di vista diversi, a volte opposti, che abbracciano tanti ambiti della nostra vita, questo si, ve lo confesso è uno degli obiettivi dell’Alleanza.
Poter confrontare in libertà le nostre idee, senza polemica, è una merce preziosa al giorno d’oggi, dove il conflitto e la prevaricazione verbale spesso la fanno da padroni
Tra questi elementi, uno in particolare e cioè l’autore dello scritto di oggi si è palesato spontaneo, con delicatezza ed eleganza.
Si è proposto con audacia portando la sua “saggia” visione di chi di km al mondo ne ha fatti tanti.
Una visione che è necessariamente e anagraficamente diversa da quella di un ventenne o un quarantenne, una visione forse più cinica ma sicuramente di pregio e meritevole di attenzione, e questo è bastato per farmi decidere di pubblicarla e donala a voi, cari alleati per le opportune riflessioni
Anne Sophie Swetchine diceva “Ci si aspetta di tutto, ma non si è mai preparati a nulla.”
E lasciatemi dire: “Questa volta eravamo assolutamente impreparati”
A voi, con grande piacere, la visione di Mario:
“Riflessione di un 65enne”
In questi giorni di chiusura e di allontanamento sociale mi sono trovato a stupirmi di una cosa che ritenevo impossibile succedesse proprio a me.
Fuori, all’aperto, nel parcheggio di un supermercato.
Alcune Persone passano, seppure indossando una mascherina, a poca distanza da me.
Io sono e mi definisco, un “animale” sociale.
Ho passato la vita a relazionarmi sia come venditore, gestore di reti vendita, prima, che come Consulente e Formatore, poi.
Non ho mai, non so se sia il giusto termine, ma lo utilizzo, diffidato della vicinanza con gli altri.
Eppure, in quell’occasione, al passaggio di queste Persone, ho fatto un passo o due indietro, allontanandomi il più possibile da loro.
E’ stato un gesto istintivo senza che lo volessi, un gesto che mi ha sorpreso e stupito e aggiungo mi sono sentito, ripensandoci una frazione di secondo dopo, uno stupido.
Questa situazione ha cambiato il mio modo di essere?
Non voglio che mi capiti, voglio essere quello di prima.
Sì, ma per fare questo devo e dovrò vincere quella diffidenza che questo periodo ha inculcato in me.
Ci sono sicuramente molti modi per vincerla ma il primo di questi si chiama fiducia nella razionalità.
Imparare a convivere con questo tipo di futuro non sarà facile, dovremo tutti, ed io per primo, ricominciare ad avere fiducia in noi stessi e negli altri, con le dovute cautele, certo, ma con la disinvoltura che solo la capacità di mettere al centro l’altro ci può dare.
L’educazione, la gentilezza, la capacità di ascolto, di noi stessi, e degli altri ci può portare a riconquistare la fiducia, in noi stessi e negli altri.
Dovremo riscoprirci capaci di relazionarci fisicamente più distanti di prima: non sarà facile ma tutto s’impara.
Grazie Mario per la condivisione.
Riflessione breve, senza fronzoli, e dannatamente profonda.
Ho letto con piacere la sua riflessione quando mi è arrivata via email e mi ha colpito la fotografia del momento che ha descritto.
Fotografia in cui mi sono rivisto, in cui ho ritrovato quella sorta di fastidio che mi corre sulla pelle, quando al supermercato (unico posto attualmente frequentabile con presenza umana superiore a 2), nonostante i 10.000 metri di superficie del Mega Super Extra Negozio, la casalinga con il carrello si “struscia” sorpassandomi nella corsia dei biscotti, per correre a prendere l’ultima confezione di “Nutella Biscuits” rimasta sullo scaffale.
Grrrr... mi verrebbe un bel:
“Sta su de doss!!!”
Battute a parte, in sintesi questo comportamento potrebbe essere lo specchio reale di come il “virus” ha cambiato, in maniera inconsapevole il nostro status di “essere umani”.
Se ci pensi ci ha fatto in qualche modo regredire all’uomo preistorico, che temeva i suoi simili e li vedeva sempre come potenziali nemici, pronti a rubargli il cibo, invadere la sua caverna e privarlo dei suoi affetti.
Il processo a mio parere, è sostanzialmente mentale e inconsapevole.
Il nostro cervello rettile, bombardato da notizie negative, comincia a mettere in atto comportamenti di autodifesa involontaria, tipica della prima fase di evoluzione dell’uomo.
Meno male che poi intervengono le parti più recenti del nostro cervello a calmierare il tutto, a farci tornare con i piedi per terra, attivando nella neocorteccia tutte le aree di razionalità moderna.
La cosa che pochi sanno è la reazione ormonale conseguente ad un comportamento di questo tipo.
Volenti o nolenti, il nostro cervello rettile attiva le reazioni di “Lotta o Fuga” e comanda alle ghiandole surrenali il rilascio di una bella dose di adrenalina per prepararci alle due eventualità.
Peccato che poi, non scappiamo a gambe levate da nessuna parte e tantomeno lottiamo con la casalinga per la confezione preziosa di Nutella Biscuit, per cui l’adrenalina prodotta non viene utilizzata, “bruciata”, in qualche modo e rimane in circolo, sommandosi al cortisolo, prodotto anche lui dal nostro corpo nel momento di stress acuto.
Ebbene questi due ormoni creano un cocktail esplosivo che a lungo andare può creare disturbi gravi al nostro organismo, partendo da malattie psicosomatiche ( Proriasi, Alopecia ecc…), a comportamenti mentali degenerativi e socialmente pericolosi.
Quindi la coda lunga del Coronavirus, oltre all’emergenza sanitaria immediata e all’emergenza economica, ci metterà di fronte ad un’emergenza umana di cui dovremmo per forza tener conto.
Come dice Mario non sarà facile ma tutto s’impara.
Una bella e impegnativa sfida…
…che sicuramente impareremo a gestire, volenti o nolenti, perché questa volta siamo almeno un pò “PREPARATI”.
Oggi più che mai li detto “se vuoi cambiare il mondo inizia da te stesso” dovrà essere per molti la nuova modalità di sopravvivenza.
La ricerca non della “Resilienza” a tutti i costi, quanto del concetto di Anti-Fragiltà a me molto caro.
Ma veniamo al pratico:
Per esempio un modo sano per scaricare il fisico, può essere l’attività sportiva, per cui approfittando della bella stagione e della “liberalizzazione con criterio” delle attività sportive all’aperto, una bella corsetta, un giro in bici, ma anche una camminata intorno all’isolato a passo veloce, possono aiutare il nostro organismo a “bruciare” e scaricare queste scorie accumulate.( è solo un esempio di tutte le attività che possono aiutare il nostro fisico, ne esistono a centinaia, e ognuno sceglie le più adatte a lui, compreso fare l’Amore, che non guasta mai, anzi…)
E aggiungo con grande beneficio anche per la nostra mente… provare pr credere…
Oppure come consiglia l’Ammiraglio della Marina Americana William McRaven
“Se vuoi cambiare il mondo, inizia rifacendoti il letto. Se ti rifai il letto ogni mattina, avrai portato a termine il primo compito della giornata. Proverai un piccolo moto d’orgoglio per te stesso e sarai incoraggiato a portare a termine un altro compito. E poi un altro e un altro. Entro la fine del giorno, quei piccoli compiti portati a termine, diventeranno una missione portata a termine.”
I piccoli gesti, insomma, sono importanti. Se non riesci a compiere i piccoli gesti, come pensi che te la caverai quando ti saranno richiesti grandi sforzi?
Quindi restituiamo alla tuta la sua primitiva funzione e dopo aver rifatto il letto, allacciamo le scarpette da ginnastica,e come si diceva ai miei tempi e a quelli di Mario:
Via con l‘Educazione Fisica.
A presto
Daniele
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SCRITTO DA
Mario Balza
Mi chiamo Mario (Emilio) Balza, ma per tutti solo Mario Balza
Certo a 65 anni compiuti non è facile presentarsi con dei sogni, nel comune sentire qualche volta mi sento un pesce fuor d’acqua, ma io di sogni e di ambizioni ne ho e come.
La mia passione e la mia lunga frequentazione del teatro (amatoriale), sia come attore che come regista, mi ha molto aiutato nel mio lavoro di venditore e poi di gestore di reti di vendita. Il coinvolgimento emotivo, che è il meccanismo che scatta nella preparazione di una pièce teatrale, è molto importante sia nella vendita che nella gestione e formazione di venditori e non solo.
Dopo il diploma di perito industriale, conseguito ad Alessandria, mia città natia, ho frequentato, senza laurearmi, la facoltà di Giurisprudenza a Torino.
Trasferitomi, per amore di questa terra, a Vicenza, ho partecipato, come socio con mansioni commerciali, a fondare un’Azienda chimica fornitrice dell’Aftermarket Automotive. Questo mi ha dato la possibilità di girare mezzo Mondo e quindi di imparare ad adattarmi a diverse culture e modalità di confronto.
Dieci anni fa ho deciso di cambiare vita e mi so reinventato, studiando molto, come consulente e formatore. Essendo una persona che, durante i momenti di incontro con il mio Pubblico, utilizza le proprie esperienze, definisco questi momenti non di formazione ma come “colloqui formativi”.
Sto lavorando, ed in parte ci sono riuscito, per far diventare realtà il mio sogno: portare una lunga esperienza, spesso anche negativa, a chi ha la voglia di apprezzarmi e quindi di confrontarsi con me.
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Amiamo ricevere i tuoi commenti a info@danielemurgia.com
Daniele Murgia
#andratuttobene
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