Giorgio Nardone, fondatore del Centro di Terapia Strategica, ci illustra in collaborazione con Alessandro Salvini, una tecnica di origine antica, ma rivista in chiave moderna.
Utilissimo per chi si occupa di comunicazione, insegna come portare attraverso un dialogo strategico l’interlocutore o il paziente verso il cambiamento delle proprie convinzioni.
La validità del processo sta nel fatto che questo cambiamento non è avvertito come un’imposizione esterna, ma come un processo autonomo che porta al naturale scioglimento del nodo che crea disagio o malessere.
Con un utilizzo strategico della dialettica, Nardone ci guida attraverso dei passaggi semplici verso un modo nuovo di condurre una conversazione.
E’ un libro molto tecnico, ma allo stesso tempo facile che dovrebbe essere letto e riletto da chi si occupa di comunicazione a 360 gradi.
Nel capitolo 1 “La scoperta del dimenticato* troviamo una lucida e interessantissima esposizione storica del dialogo, la dialogica e la dialettica come forme sottili di persuasione, chiamando in causa i grandi della storia, da Socrate a Platone e Aristotele.
Veramente interessante e formativo.
Dopo aver spiegato nel capitolo 2 la struttura del “Dialogo Strategico”, Nardone ci illustra attraverso esempio di vita vera come funziona lo stesso in azione.
Trattando temi spinosi come gli attacchi di panico o la depressione manageriale ci cala completamente in situazioni reali e attualissime.
Lo consiglio vivamente.
3 cose che mi ha lasciato “Il dialogo strategico”:
- Per ogni discorso da affrontare è necessario avere ben chiare le cose da dire. Come suggeriva Catone le parole verranno.
- La ridefinizione attraverso la parafrasi durante il dialogo :quindi correggimi se sbaglio…
- L’utilizzo delle metafore per guidare verso la soluzione.
Dalla rete:
“Il processo è una sorta di “danza” interattiva tra domande che creano le risposte e risposte che permettono di costruire le successive domande strategiche, sino al punto in cui l’interlocutore dichiara di aver cambiato la sua posizione grazie a ciò che ha scoperto.”
Una tecnica nuova e insieme antichissima, che prende spunto dalla retorica classica, e che si congiunge con successo alla terapia in tempi brevi. In questo saggio Giorgio Nardone e Alessandro Salvini mettono a punto un metodo ancora più raffinato, in cui l’interlocutore stesso è indotto a considerare sotto una nuova prospettiva la sua situazione, dolcemente, come se il cambiamento fosse una scoperta guidata da chi chiede aiuto, e non dal terapeuta.
Giorgio Nardone è psicologo e psicoterapeuta con alle spalle più di trent’anni di attività terapeutiche. Laureatosi in Filosofia all’Università di Siena, si specializza in epistemologia della psicologia clinica e dei vari modelli di psicoterapia. Nel 1982, interessato alle teorie psicologiche della Scuola californiana di Palo Alto, parte per gli Stati Uniti e passa un anno con i ricercatori del Mental Research Institute, tra i quali c’è il suo futuro collaboratore Paul Watzlawick. La particolarità dell’MRI dal punto di vista clinico è l’approccio, basato non sulla tradizione medica o psichiatrica, ma su quella della logica, dell’antropologia, della filosofia e dello studio della comunicazione. Nel 1987 fonda con Paul Watzlawick, considerato il suo maestro, il “Centro di Terapia Strategica” (C.T.S.), deputato alla cura e alla ricerca dei disturbi mentali; e due anni dopo vedrà la luce la “Scuola di Terapia Strategica”. Il libro che per primo descrive l’approccio evoluto di terapia breve strategica è L’arte del cambiamento (1990), scritto con Paul Watzlawick ed edito da Ponte alle Grazie; a cui faranno seguito numerosi altri testi tra cui ricordiamo: Paura, panico, fobie (TEA 2010), Cogito ergo soffro (Ponte alle Grazie 2011), Psicotrappole (Ponte alle Grazie 2013), La paura delle decisioni (Ponte alle Grazie 2014), Sette argomenti essenziali per conoscere l’uomo (Ponte alle Grazie 2017), Il cambiamento strategico (Ponte alle Grazie 2018), Oltre sé stessi (Ponte alle Grazie 2019), Emozioni. Istruzioni per l’uso (Ponte alle Grazie 2019).