Sono definitivamente giunto alla conclusione che:
IL MULTITASKING NON ESISTE!
Per lo meno su questa terra e fra gli umani.
Negli ultimi anni, specialmente dopo l’arrivo dei pc, e delle operatività one line, ci siamo “illusi” di poter stare al passo delle macchine e dei robot.
In un mondo sempre più immerso e orientato verso Intelligenza Artificiale, Machine Learning, Chat bot, dove il trend è quello di insegnare alle macchine a fare al posto degli umani i lavori più ripetitivi e poco creativi, ci siamo illusi di poter ” riprogrammare” il nostro cervello, dopo millenni di evoluzione e stare al passo con la CPU del computer…
… poveri illusi, mi verrebbe da dire.
Mi spiego meglio:
Il termine Multitasking è mutuato proprio dall’nformatica. Se interrogo Wikipedia, otterrò questo:
“Con multitasking (in italiano multiprocessualità), in informatica si indica la capacità di un software che permetta di eseguire più programmi contemporaneamente: se ad esempio viene chiesto al sistema di eseguire contemporaneamente due processi A e B, la CPU eseguirà per qualche istante di tempo il processo A, poi per qualche istante successivo il processo B, poi tornerà a eseguire il processo A e così via.”
Insomma detta in umanese:
Sto facendo un file di excel sul pc, ma ogni 5 minuti, do una “scrollata” al feed di instagram per vedere se ci sono nuovi post, poi torno sul pc e visto che ci sono guardo velocemente le mail.
Poi mi ricordo che devo vedere “assolutamente” vedere video tutorial di soli 3 minuti su come si fanno gli le lenticchie di Castelluccio in vasocottura.
Nel mentre arriva il mio collega che mi sottopone il solito ” problema urgente” che è questione di vita e di morte” e gli dedico una quindicina di minuti.
Finalmente torno al mio file di excel, ma ” dove cacchio ero rimasto? boh…”, vabbe, mi riconcentro e riparto. Ma appena partito mi suona il telefono il mio capo da Boston mi sta invitando ad una conference call…
… e che fai? mica puoi non rispondere: Hello Tom, How Are You ecc……..
…. però, intanto che cerco di capire cosa mi stanno dicendo in inglese, perché la linea è disturbata, vedo sul telefonino che ci sono 23 notifiche di whatsapp sul gruppo del torneo di Briscola e ….. non vuoi dare una sbirciatina????
Insomma Stefano un gran casino, concordi? Io mi sono stressato solo a scriverlo…
Torniamo al punto focale, sempre utilizzando Wikipedia che ci regala nel proseguo della descrizione del termine un’indicazione preziosa:
“Il passaggio dal processo A al processo B e viceversa viene definito “commutazione di contesto” (context switch).”
E qui che casca l’asino per noi umani.
Il contest switching comporta un costo altissimo che rende il multitasking inefficace.
Anche se molti di noi pensano di essere Superman o Wonder Woman in realtà, nessuno è in grado di fare più cose contemporaneamente. Il nostro cervello infatti è in grado di focalizzarsi soltanto su un’attività per volta.
Ogni volta che ci illudiamo di fare multitasking, in realtà stiamo spostando rapidamente la nostra attenzione da un’attività all’altra, e questi continui cambi di attenzione hanno un costo in termini di energie mentali e fisiche. (Contest switching)
Nel libro di Andrea Giuliodori “Riconquista il tuo tempo” che vi consiglio caldamente, viene proposto un simpatico test che ti ripropongo perché mi è piaciuto molto nella sua semplicità e può aiutare a illustrare bene il processo.
Prendi carta e penna e il cronometro del tuo cellulare.
Quando sei pronto, fai partire il cronometro e inizia a scrivere in sequenza le lettere dell’alfabeto italiano (A,B,C, e così via). Subito dopo scrivi, sempre in sequenza i numeri da 1 a 21 ( 1,2,3 così via).
Una volta terminato, stoppa il cronometro e prendi nota di quanto tempo hai impiegato a scrivere le due sequenze.
Bene ora proviamo una variante.
Fai partire nuovamente il cronometro, ma questa volta invece di scrivere prima tutte le lettere e poi tutti i numeri, fai un pò di multitasking alternando lettere e numeri.
Per capirci dovrai scrivere: A1, B2, C3 fino ad arrivare a Z e 21. Finita la sequenza stoppa il cronometro.
Ci hai messo di più o di meno rispetto alla prima volta?
Visto che ti sentivi sotto esame, probabilmente hai scritto la seconda sequenza ( quella in “multitasking”) con più concentrazione, eppure sono pronto a scommettere che ci hai messo più tempo a scrivere la seconda sequenza.
Questo piccolo test serve a farci capire sulla nostra pelle quanto sia inefficiente cercare di fare più cose contemporaneamente.
La spiegazione scientifica (Per i San Tommaso del gruppo…) ce la da la ricercatrice Gloria Mark, dell’University of California, che spiega che ogni volta che passiamo da un’attività all’altra, impieghiamo circa 25 minuti (23 minuti e 15 secondi per esattezza) per ritornare al livello di concentrazione che avevamo raggiunto prima del cambio di compito.
Quindi se fai multitasking, in realtà stai sempre operando in superficie e difficilmente raggiungi un livello di concentrazione massima, per cui un compito che alla massima concentrazione porteresti a termine in un’ ora, magari te ne richiede due o addirittura una mezza giornata.
Esiste una tabella che spiega a seconda dei progetti che segui in contemporanea la percentuale di tempo disponibile per ognuno e quale è la perdita dovuta al cambio di contesto.
Solo per darti un’infarinatura:
- 1 progetto 100% del tempo disponibile – 0% perdita dovuta al cambio
- 2 progetti 40% del tempo disponibile – 20% perdita dovuta al cambio
- 3 progetti 20% del tempo disponibile – 40% perdita dovuta al cambio
- 4 progetti 10% del tempo disponibile – 60% perdita dovuta al cambio
- 5 progetti 5% del tempo disponibile – 75% perdita dovuta al cambio
Quindi se sei focalizzato su un solo progetto, puoi dedicare il 100% del tuo tempo lavorativo.
Se ora inizi a lavorare su 2 progetti, il tempo a disposizione non sarà del 50% per ognuno, ma scenderà al 40 %, perché una parte delle tue energie verrà consumata dall’effetto del context switching di cui abbiamo parlato prima.
Se di progetti ne abbiamo 5, il tempo a disposizione per ognuno di essi sarà solo il 5% e molto lontano dall’ipotetico 20%, e il consumo per il context switching arriva addirittura al 75%.
Quindi come fare?
Apparentemente semplice, e in teoria scontato: meglio concentrarsi su un solo obiettivo per volta!
in pratica però riempiamo le nostre giornata di tanta spazzatura “consuma tempo”.
Fra l’altro oltre al consumo di energia dovuto al cambio di progetto, si innesca il problema degli “open loops” o “open rings”, che aggiunge consumo di energia, perché tutte quelle attività iniziate e non chiuse, a tua insaputa fanno ” GIRARE ” il tuo cervello anche quando dormi. ( Ne parlerò più avanti in un prossimo spunto…)
Poi non ti devi sorprendere se arrivi a fine giornata che sei stanco morto, neanche avessi corso la maratona di New York, demoralizzato perché non hai chiuso i progetti e ti stravacchi sul divano a trovare consolazione nelle armi di distrazione di massa e nel cibo spazzatura!
La priorità che dai ai tuoi progetti a questo punto diventa la chiave di volta per ridurre lo stress, ed esistono tecniche specifiche e dopo te ne consiglio una. Prima però dobbiamo parlare di una fondamentale regola:
Dobbiamo imparare ad alternare momenti di assoluta concentrazione, in cui focalizzarci su un’unica attività prioritaria alla volta, a momenti di assoluto riposo.
Grande Daniele, potresti pensare adesso… ma come diavolo faccio?
Ricordati che la distrazione è un’abitudine, e come tutte le abitudini posso sostituirla con una più sana e profittevole, per la mia salute e il mio lavoro.
Una tecnica che io utilizzo spesso e che può aiutarti in questa impresa è la tecnica del Pomodoro, di cui non ti rivelo i contenuti, ma ti invito a leggere lo spunto dedicato al link—> La tecnica del pomodoro.
Torneremo sicuramente su questo falso mito…
…per ora ti auguro buona lettura, lasciandoti con una riflessione di Siddhartha Gautama Budda:
“Gli sciocchi agiscono distrattamente. Il saggio invece custodisce l’attenzione come il suo bene più prezioso.”