Ciao,
ammettiamo che sei mesi fa ti avessero detto:
Immagina che a seguito di una pandemia (Pande…che? Termine pressoché sconosciuto fino a marzo 2020), sarai costretto restare a casa, bloccato senza la possibilità di lavorare come tuo solito, con la possibilità di poter uscire solo per andare a far la spesa o altre necessità importanti, urgenti e improrogabili.
Immagina questo, sempre con la mascherina sul viso e l’auto-certificazione in tasca da mostrare alle forze dell’ordine ai posti di blocco sulla strada.
Improvvisamente, zero contatti fisici con il mondo esterno, famigliari, amici, colleghi e clienti.
E ti avessero domandato?
“Saresti in grado di riorganizzare velocemente la tua vita per trovare una modalità nuova e muoverti come un acrobata tra lavoro e famiglia?”
Probabilmente tra stupore e un minimo di paura, avresti balbettato un “non so”…
Troppe variabili fuori controllo, troppe domande, troppi dubbi avrebbero mandato in crash la tua neocorteccia è il messaggio sarebbe stato: si prega di riavviare il sistema!
A parte gli scherzi di fronte ad uno scenario da filmone hollywoodiano, la prima reazione di pancia, corroborata da anni di routine, sarebbe stata: impossibile.
- Impossibile cambiare così tante cose in un periodo così breve.
- Impossibile soprattutto perché siamo maledettamente radicati nei nostri comportamenti, delle nostre routine e nei nostri modi di fare.
- Impossibile pensare di racchiudere tutta la tua vita in un appartamento in città, senza magari un balcone, a contatto continuo solo con i tuoi cari, senza un momento di “decompressione naturale” che a volte è la chiave per il mantenimento di molti rapporti.
- Impossibile perché tu da solo, non ci stai proprio bene, prendi energia e forza vitale proprio dal contatto con gli altri.
- Impossibile perché probabilmente, tutto quello che sta effettivamente accadendo ora, nel nostro cervello non era neanche lontanamente immaginabile e forse in quel periodo catalogato come fantasia irrealizzabile.
Ora a oltre un mese dal lockdown, e con una prospettiva di ripresa “ diversa” e non proprio dietro l’angolo, sono sicuro che invece avrai già riorganizzato parecchie cose.
Io nel mio, abituato a macinare chilometri per andare dai clienti, ora li incontro facendo il tragitto impervio dalla cucina alla sala, dove ho predisposto la mia postazione per fare lezioni on Line tutti i giorni.
Come tutti, abbracciando allo stesso tempo i doveri famigliari tra cui il “sostituto maestro” di un figlio, che con somma gioia si è ritrovato in vacanza forzata sino a Settembre (E chi ha figli in questo momento mi può capire…).
In definitiva, se mi guardo in giro, chiaramente on line (sarebbe più corretto dire se sento in giro), la realtà che sta sempre più emergendo in questi giorni, nonostante le mille difficoltà, è la grandissima capacità di adattamento del genere umano alle rivoluzioni della natura, che ci rendono la razza più forte, con un Darwiniano omaggio.
Adattamento a tutto, anche ad un cambio radicale, imposto come l’attuale.
Dal punto di vista scientifico esistono tante spiegazioni, ma questa in particolare mi affascina:
Si chiama “Esperienza Emozionale Correttiva”.
In sostanza significa:
Qualcosa che io vivo concretamente, che crei un’emozione così forte, che corregge il precedente modo di percepire le cose e lo fa evolvere in qualcosa di nuovo.
Potrebbe essere definita “ La chiave del cambiamento”.
Un concetto definito per la prima volta nel 1946 da uno psicoanalista ungherese, nazionalizzato statunitense di nome Franz Alexander.
Pare che l’intuizione l’abbia avuta analizzando un episodio raccontato in un libro di un suo collega Michael Balint, “The Basic Fault “ (La caduta fondamentale), storia magistralmente raccontata dal professor Nardone (a fine articolo vi lascio il link per vederla) dove il psicoterapeuta racconta la guarigione di una paziente che stava curando da anni, con una fobia particolare ” il terrore di cadere e non sapersi rialzare”.
La paziente un giorno si recò dal medico ed entrando nello studio, inciampò in un tappeto e dopo aver rotolato per terra, si rialzò con sorpresa in modo assolutamente naturale.
Questo evento inatteso, destabilizzante se pensato a mente serena, proprio per la sua improvvisa apparsa e vista la risoluzione positiva, fece scattare il meccanismo di guarigione nella paziente.
Guarigione che avvenne proprio grazie al cambiamento emozionale a seguito dell’esperienza concreta.
Se ci pensi, è proprio così…
… quanti cambiamenti positivi sono avvenuti nella tua vita a causa di situazioni concrete che si sono verificate?
Se vogliamo trovare l’analogia, siamo inciampati nel Coronavirus e dopo un ruzzolone, ci siamo ritrovati in piedi, magari poco stabili per adesso, ma in piedi.
Ci siamo guardati in giro e ci siamo detti: “pare che si possa vivere in un modo “ diverso”, un po’ come la paziente del dott. Balint, e con la forza che ci contraddistingue, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo incominciato a riorganizzare la nostra vita.
Soprattutto abbiamo imparato a riorganizzare il nostro “tanto tempo” a disposizione.
A fare che non ci consumi, ma che siamo noi a consumarlo in modo da valorizzarlo e rendere produttive e belle le nostre giornate, vivendole nel “qui e ora”.
Abbiamo fatto nostra una regola fondamentale, quella che probabilmente ci aiuterà molto in questo periodo.
Dobbiamo imporci di “STARE BENE”.
In questo momento in cui siamo chiamati, ognuno nel suo, a essere in prima linea, dobbiamo scegliere di “Stare Bene”.
Del resto scegliamo ogni attimo della nostra vita, no?
Soprattutto in questo momento non dobbiamo permettere che siano gli altri a decidere per noi.
Dobbiamo decidere se stare dalla parte della soluzione o dalla parte del problema.
Per esempio: cosa c’è di cosi difficile da capire, nella frase “restiamo a casa”?
Questo momento ci pone di fronte a una sfida con un competitor contagioso e opportunista.
E se provassimo a batterlo con le sue stesse armi.
Potremo imparare innanzitutto che la parola “contagio” può essere letta anche in modo positivo.
Poiché noi siamo tutti interconnessi, ci possiamo contagiare di vari tipi di emozioni, come dice Paola Maugeri in una splendida intervista con il Dott. Mazzucchelli , che siano l’ansia, la paura o la resilienza.(Ti consiglio di cercare su Youtube)
Sta a noi decidere di quale tipo di emozione trasmettere agli altri.
Decidiamo di contagiarci di bellezza, di fiducia, di speranza, di tutte quelle emozioni positive che rendono la vita una meraviglia.
Questo è un dovere a cui non possiamo sottrarci, per farci stare bene, e anche per dare un messaggio di fiducia ai giovani, che forse per la prima volta nella loro vita si ritrovano davanti alla cruda realtà che nella vita esiste anche la sofferenza e il dolore, ma anche che, uniti possiamo andare avanti a coltivare i nostri sogni e superare tutto…
…e non c’è virus che tenga.
La speranza vede l’invisibile
tocca l’intangibile
e raggiunge l’impossibile.
A presto.
Un Abbraccio per ora virtuale.
Daniele.
Giorgio Nardone – L’esperienza emozionale correttiva
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Daniele Murgia
#andratuttobene
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