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Livorno, Caserma Vannucci. Sede del 2° battaglione Paracadutisti Tarquinia.
18 Gennaio1986 Ore 11:50 Gmt -3 giorni al congedo.
Ho inquadrato tutta la compagnia, la famosa Sesta Compagnia Grifi davanti al portone.
Inquadramento perfetto 6×8 e sono moderatamente orgoglioso dei miei ragazzi.
48 paracadutisti perfettamente allineati e con indosso l’agognata tuta della compagnia, di cui tanto vanno fieri, (ogni compagnia ha la sua personalizzata) con tanto di scritta Paracadutisti sulla schiena e simbolo della 6a Grifi sul petto.
In qualità di Sottufficiale di giornata decido di portare i ragazzi alla mensa della caserma, come al solito al passo di marcia, ma con una tenuta un po’ più comoda rispetto alla classica mimetica che per dodici mesi abbiamo indossato quotidianamente.
Mi colloco davanti alla prima fila e con due ordini perentori: “Compagnia… dietro… FRONT” e “Avanti… MARC” inizio a farli marciare fino alla mensa.
Arrivati ai gradini che delimitano l’ingresso, che dista in linea d’aria circa 100 mt. dal portone della nostra camerata, con la compagnia in posizione di riposo, attendo l’apertura per farli entrare per il pranzo.
Con la coda dell’occhio vedo il Capitano della compagnia, che sul portone da un ordine al piantone di servizio, che scatta sugli attenti e corre immediatamente verso di me.
Mi raggiunge, saluta sugli attenti e mi dice: “Immediatamente a rapporto dal Capitano“.
“Sento puzza di guai” penso; Lascio al sottufficiale anziano il compito di far entrare i ragazzi in mensa e corro a rapporto dal capitano che mi aspetta nel suo ufficio.
Busso, entro nella sua stanza mi metto sugli attenti e attendo.
Lui con sguardo gelido mi dice: “Murgia, dove ca**o pensi di essere al collegio delle Orsoline?” “Ti sembra il caso di portare la Mia compagnia in mensa in tuta ginnica?”
Io abbozzo una risposta: “Ma Capitano, fra tre giorni si congedano, quindi mi sembrava che adottare un abbigliamento un po’ più comodo non fosse una cosa così grave…”
Risposta del capitano: “Delle tue idee non me ne frega un ca**o. Noi siamo Paracadutisti operativi e dobbiamo sempre farci trovare pronti!!!
Questo succede solo se siamo disciplinati, e non ci facciamo pervadere dal lassismo e la sciatteria.
Murgia, ficcati bene in quella testa dura da sardo, che quello che importa nella vita è la DISCIPLINA!
Comunque poiché vi sentite atletici e quasi civili, visto che fra tre giorni vi congedate, domani mattina ci facciamo una bella passeggiata rigenerante.
Eccoti il programma:
Sveglia anticipata alle ore 4:30, ritiro armi in fureria e si va tutti, me compreso, in abbigliamento tattico all’Osservatorio.”
“Ma porco diavolo” penso dentro di me “fra tre giorni ognuno tornerà a casa sua dopo oltre un anno e domani mattina ci toccherà una marcia di svariati chilometri in abbigliamento tattico”, che per chi non lo sapesse vuol dire in tenuta da combattimento con mimetica, stivaletti da lancio, le armi in dotazione, zaino tattico che pesava oltre 10 kg e quant’altro (Il mitragliatore che avevo in dotazione da solo pesava 12 kg).
Destinazione l’osservatorio astronomico sopra Livorno per una strada impervia in salita, una “passeggiata” di circa tre ore, non per la strada normale, ma per sentieri che neanche i cinghiali frequentavano da qualche tempo.
Alla ripresa dell’attività pomeridiana, ho comunicato alla compagnia la decisione del Capitano e chiaramente pur non felici, non ho visto o sentito nessuno lamentarsi per questa “scampagnata” fuori programma.
Che cosa imparato da questa piccola disavventura: nella testa il Capitano, la disciplina era fondamentale.
Quel lassismo o rilassatezza generale, rappresentato semplicemente dal non indossare la tenuta da combattimento, andava contro i suoi principi e tecnicamente ci stava mettendo di fronte alla possibilità o all’evenienza di farci trovare impreparati di fronte all’imprevisto, che come puoi ben capire è poco interessato a quando tu ti congedi.
Situazione che come puoi ben capire, nella testa di un Ufficiale dei Paracadutisti, corpo d’Élite e Operativo dell’Esercito Italiano, non era plausibile e neppure lontanamente contemplabile.
Disciplina
/di·sci·plì·na/
sostantivo femminile
1. 1.
Il complesso di norme che regolano la vita di una collettività, spec. religiosa, scolastica, militare; l’osservanza senza riserve di tali norme: mantenere, far rispettare la disciplina; osservare, violare la disciplina.
2. 2.
Dominio dei propri istinti, impulsi, desideri, perseguito con sforzo e sacrificio; sottomissione volontaria.
Impegno assiduo, esercizio, pratica costante.
La disciplina è quello che ti porta avanti quotidianamente, ed è quello che ti fa superare anche momenti bui.
E’ quella capacità o soft skill, come dicono i più bravi, che quando arriva il problema, fa sì che tu sia pronto e non ti fai cogliere impreparato.
Disciplina che ahimè, vedo spesso latitare nelle giovani generazioni, che la vivono come una cosa d’altri tempi, forse convinti che grazie alla giovane età siano indistruttibili e inattaccabili.
Discorso a parte sono i giovani sportivi, che sulla disciplina e sull’impegno e sacrificio costruiscono fin da piccoli le loro carriere, senza indugio e ripensamenti, tenendosi lontani dalle troppe sollecitazioni, a volte malevole del giorno d’oggi.
John Lennon soleva dire:
La vita è ciò che ti accade quando sei tutto intento a fare altri piani.
Quindi:
- DISCIPLINA è alzarsi presto alla mattina per fare attività fisica, studiare e “guadagnare” tempo prezioso, prima di iniziare la giornata.
- DISCIPLINA è indossare un abito da lavoro o una tuta da meccanico anche quando fuori ci sono 35°.
- DISCIPLINA è METTERSI LA MASCHERINA dove non si possono rispettare le distanze minime.
- DISCIPLINA è o è stata la forza motrice di chi, durante il Lock Down, si è rimboccato le maniche e ha creato valore per il futuro.
- DISCIPLINA è allenarsi nel proprio lavoro, rivedere spesso i fondamentali per farsi trovare sempre pronti alle nuove sfide.
- DISCIPLINA è andare ad allenarsi in palestra, quando gli altri vanno mangiare una pizza o in discoteca, ma tu stai puntando alla medaglia d’oro nella tua disciplina.
- DISCIPLINA è sprecare sempre meno e mirare a una vita” ecosostenibile” per non distruggere le risorse della terra e lasciare un futuro migliore ai nostri figli.
Sicuramente non è presente nel nostro DNA, né si può comprare.
Sicuramente richiede sforzo e sacrificio, un impegno costante e volontario.
Ma la disciplina, ricorda, parte dalle piccole cose, come semplicemente chiudere l’acqua mentre ti lavi i denti, lasciare la scrivania in ordine prima di andare a casa, oppure rifarti il letto per prima cosa di mattina.
E già perché nella vita spesso contano le piccole cose, che devono essere fatte bene.
Perché se non riesci a fare bene le piccole cose, non riuscirai mai a fare nel modo giusto le grandi cose.
Quindi “Avanti… MARC” e buon lunedì.
Scrivimi i tuoi commenti e le tue considerazioni a info@danielemurgia.com
Daniele Murgia
#andratuttobene
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