Audacia
[dal latino audax –acis, der. di audere «osare»]
È una bella parola Audacia, un vocabolo che porta alla mente gesta eroiche, trasmette la sensazione di muscoli tesi in un gesto spavaldo.
Sicuramente meno seria di coraggio, che per alcuni versi può essere considerata anche “ottusa” perché il coraggioso non conosce la paura, mentre l’audace affronta con consapevolezza il rischio, accettandolo di buon grado.
Una di quelle parole che in questo momento dovrebbero rientrare nel nostro vocabolario quotidiano.
Oggi è molto facile cadere in una spirale di apatia, chiudersi in casa ad aspettare gli eventi, facendo solo quello che ci viene detto da altri, magari stordendosi di televisione e cibo spazzatura, stando perennemente in tuta e sul divano, permettendo così che la nostra “pigra” vita venga guidata, e forse vissuta, da altre persone.
Penso sia normale, in un primo momento quando arriva un’insidia come questa del Covid-19 mantenere una posizione di prudenza, evitando di fare sciocchezze, astenendosi per esempio dall’uscire a tutti i costi da casa e usando tutte le precauzioni consigliate.
Passato un primo momento, in cui umanamente ti senti frastornato per il “pugno” preso, bisogna subito elaborare uncontrattacco, per non passare tutto il tempo a schivare colpi chiusi in un angolo, in attesa di quello che ci metterà ko.
Lo so che la tentazione di rimanere passivi è molto forte, quella voglia di chiudersi in casa nostra, oggi più che mai, trasformata dagli eventi in una vera e reale “Comfort zone”.
A lungo andare, questo negoziato con la paura, ci porterà solo a perdere la nostra forza vitale, rinchiudendoci in un bozzolo, da cui sarà difficilissimo uscirene alla ripartenza.
Le cose stanno così, ed è giunta l’ora ora di pianificare, ognuno per se, il proprio personale piano, funzionale alla vittoria collettiva.
Il contrattacco audace quindi come strategia, di risposta al virus.
Una strategia che deve necessariamente tener in conto della sofferenza.
E sì…
… l’audacia va a braccetto con la sofferenza, perché qualcosa può andare storto e tu ne devi tenere conto.
Devi prenderti anche il rischio di perdere, avere la disponibilità a soffrire sapendo che potrebbe andarti male.
Certo se non hai la capacità di soffrire, se sei pigro, farai solo le cose più prudenti, riducendo al minimo il rischio, ma non ti sembra un po’ poco?
Senza l’audacia non si può scrivere la storia, è bene ricordarselo.
Cerco di spiegarmi meglio, tornando a Maggio del 1940 e perdonatemi l’excursus storico, ma lo ritengo necessario per dare una corretta cornice al mio concetto.
Quando il 9 Maggio del 1940, le armate Tedesche diedero inizio all’invasione del Belgio, dei Paesi Bassi, del Lussemburgo e a seguire della Francia, in Inghilterra venne eletto Primo Ministro Winston Churchill, che a mio parere, fu la rappresentazione vivente dell’audacia, della forza d’animo che ogni uomo dovrebbe avere di fronte a eventi eccezionali.
Questo fu il passaggio cruciale del suo discorso d’insediamento alla Camera dei Comuni del 13 Maggio:
“Non posso promettervi altro che sangue, fatica, lacrime e sudore. Chiedete, qual è la nostra politica? Rispondo che è condurre la guerra per mare, per terra e nel cielo con tutta la forza e tutto lo spirito battagliero che Dio può infonderci; condurre la guerra contro una tirannide mostruosa che non ha l’eguale nel tetro, miserabile catalogo del crimine umano. Chiedete qual è il nostro scopo? Rispondo con una parola sola: vittoria, vittoria ad ogni costo, vittoria nonostante ogni terrore, vittoria, per quanto la strada possa essere lunga e dura. Senza vittoria, infatti, non c’è sopravvivenza.”
Nonostante i tentativi di alcuni diplomatici di intavolare una trattativa di pace con Hitler, lui sostenuto dal Re Giorgio VI e dal popolo Britannico, non volle sottostare a una deliberata umiliazione della sua Isola natia e con grande Audacia, consapevole della sofferenza che avrebbe per anni pervaso il suolo inglese, spronò la nazione a una resistenza eroica e senza precedenti, che culminò con la vittoria l’8 maggio 1945 in quella che poi fu proclamata come la Giornata della Vittoria in Europa.
Audacia e leadership pervadono questo discorso, uno dei suoi più famosi alla Camera dei Comuni il 3 giugno 1940, che ti invito a leggere con molta attenzione:
“Anche se un gran numero di antichi e famosi Paesi sono caduti o possono cadere nelle grinfie della Gestapo e di tutto l’odioso apparato del dominio nazista, noi non capitoleremo. Andremo avanti fino alla fine. Combatteremo in Francia, combatteremo sui mari e sugli oceani, combatteremo con crescente fiducia e crescente forza nell’aria, difenderemo la nostra isola, qualunque possa essere il costo. Combatteremo sulle spiagge, combatteremo sulle piste d’atterraggio, combatteremo nei campi e nelle strade, combatteremo sulle colline. Non ci arrenderemo mai. E anche se, cosa che non voglio credere neanche per un momento, l’isola o gran parte di essa fosse soggiogata e affamata, il nostro Impero al di là dei mari, armato e sorvegliato dalla flotta britannica, porterebbe avanti la lotta finché, quando sarà il momento, il Nuovo Mondo, con tutto il suo potere e la sua forza, si farà avanti per la salvezza e la liberazione del vecchio.”
Grande Winston Churchill…
… sarà stato facile?
Direi di no, ma la linea guida era tracciata, lo scopo ben definito, la sofferenza presa in considerazione e il famoso “obiettivo”, sempre in vista e monitorato in continuazione.
Siamo oggi anche noi tutti chiamati a condividere una lotta, per una visione condivisa di futuro differente, e ahimè maledettamente consapevoli della sofferenza e del dolore che in questi giorni ci stanno toccando “troppo da vicino”.
Come dice Alessandro Baricco in una sua recente intervista ” l’audacia è un misto tra disponibilità a soffrire se fa male e la brillantezza intellettuale nel trovare una mossa sorprendente, una soluzione non banale.”
A tal proposito, memorabile fu l’Operazione Dynamo dove per evacuare oltre 300.000 soldati inglesi e francesi sotto assedio delle truppe e dell’aviazione tedesca, nella cittadina portuale di Dunkerque sulla Manica, Churchill ideò un piano che portò al coinvolgimento di ben 850 imbarcazioni di tutti i tipi, dalle grosse unità militari ai pescherecci e ai piccoli natanti da diporto, per riportare a casa quei valorosi ragazzi.
Direi una mossa sorprendente, che ne dici?
Ora per tutti noi è venuto il momento di prender delle decisioni, di decidere da che parte stare.
Quindi basta con le lamentele e con i mugugni, che fra l’altro non abbiamo pagato *, che spesso sento durante le mie telefonate e carichiamoci, ognuno nel suo, di energia per affrontare questo nemico insidioso e scippatore.
Attiviamoci ognuno nelle proprie abitazioni per trovare nuovi modi di fare il nostro lavoro, inventiamocene di nuovi, prepariamoci con dovizia al prossimo inizio e scordiamoci definitivamente che tutto tornerà come prima, dal 4 Maggio.
Sarà tutto diverso, tutto nuovo.
Ci vorrà tempo, sicuramente, ci dovremo adattare a una condizione inattesa, a social distance impensabili fino a due mesi fa, ma sono sicuro che troveremo nuove dinamiche, nuove strade da percorrere e chi già in questo periodo sta scaldando i motori, mettendo la giusta benzina nel suo corpo e nella sua mente, si troverà sulla linea di partenza, con la giusta marcia ingranata.
” I have a dream”… ricordate?
Vorrei salutarvi, tornando alle parole dello statista che mi continuano a rimbombare nella testa, e mi auguro che ognuno di noi possa trarne insegnamento.
Vi posso garantire che per me sono di assoluto stimolo, per trovare ogni giorno una mossa sorprendente, una soluzione non banale, per ricordare a me stesso ogni giorno di questa quarantena, come un giorno in cui ho potuto impararequalcosa e se possibile donare qualcosa.
“Chiedete qual è il nostro scopo? Rispondo con una parola sola: vittoria, vittoria ad ogni costo, vittoria nonostante ogni terrore, vittoria, per quanto la strada possa essere lunga e dura. Senza vittoria, infatti, non c’è sopravvivenza.”
Alla nostra vittoria!
Buona settimana.
Daniele
* Durante la Repubblica Marinara di Genova i marittimi potevano scegliere tra due tipi d’ingaggio: “Con diritto di mugugno” o “senza mugugno”: chi firmava il contratto “con mugugno”, percepiva una paga inferiore, ma poteva lavorare mugugnando e brontolando.
Lettura consigliata, oppure cercate il film on line.
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Daniele Murgia
#andratuttobene
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