“Armi di Distrazione di Massa”, forte no?
Ho preso in prestito la definizione da Pietro Trabucchi, per esattezza dal suo libro molto interessante ” Tecniche di Resistenza Interiore”.
Pietro insegna all’Università di Verona. E’ stato psicologo della squadra nazionale olimpica alle Olimpiadi di Torino del 2006, e da anni si occupa della preparazione mentale delle squadre nazionali di Ultramaratona. Ha raggiunto la cima dell’Everest nel 2006 e corso svariate gare di Endurance tra cui l’Ultratrail del Monte Bianco, la Yukon Artic e per ben 4 volte il Tour de Geants.
Insomma non proprio un pantofolaio, uno che ha ben presente i meccanismi che regolano le performance degli atleti specie per quello che riguarda: focus, motivazione e resistenza.
Durante un suo corso, a cui ho avuto il piacere di partecipare ha parlato della grande difficoltà delle persone a mantenere la concentrazione e ha fatto l’esempio delle sue lezioni all’università.
Parliamo di lezioni con studenti che sono volontariamente presenti in aula, e che avrebbero tutto l’interesse a rimanere attenti per tutta l’ora. In realtà secondo i suoi studi e test, riesce a mantenere l’attenzione dei suoi studenti al massimo per 15 minuti, dopo di che, dice lui “comincio a perderli”, con modalità differenti per ognuno di loro, ma in modo inesorabile” .
A suo dire il problema di attenzione ha un’origine lontana, addirittura un problema di cultura.
Nel mondo occidentale l’attenzione non viene più coltivata come un valore.
Una ricerca ha evidenziato che in età prescolare il concetto di attenzione è ridotto a un mero fatto di obbedienza nei confronti dei genitori, e durante le scuole primarie il concetto viene appreso solo in modo superficiale: il bambino fissa con “attenzione la lavagna”, la maestra è contenta.
Non importa se nel frattempo pensa ad altro!
Il problema secondo Pietro, non è solo una mancanza di allenamento all’attenzione.
“E’ lo stesso ambiente in cui viviamo a sabotare attivamente lo sviluppo di questa capacità”
La connessione perenne in cui siamo immersi ci distrae continuamente. Pare che ogni tre minuti circa, ci distraiamo per guardare le mail, le notifiche arrivate sul cellulare. E se non ne arrivano ci preoccupiamo del perché.
Internet poi ci mette del suo, si potrebbe dire che sia un flusso di distrazioni perenne.
Andrea Giuliadori nel suo libro ” Riconquista il Tuo Tempo” spiega il concetto di Contest Switching, cioè il costo in termini di tempo che dobbiamo pagare ogni volta che ci distraiamo per fare, per esempio una “lettura veloce delle mail”
Secondo uno studio della ricercatrice Maria Mark dell’University of California, impieghiamo circa 25 minuti (23 minuti e 15 secondi per l’esattezza) per ritornare al livello di concentrazione che avevamo raggiunto prima del cambio di compito.
Questo chiaramente a discapito della produttività e a conferma definitiva che il Multitasking non può esistere, per lo meno su questa terra, ma di questo ne parleremo settimana prossima.
Tornando a Pietro, sostiene che uno dei fattori più importanti alla base dei disturbi attentivi dei bambini, sia LA TELEVISIONE.
“Sotto accusa non sono i contenuti, ma la struttura intrinseca del medium”
Cito testualmente: ” il messaggio televisivo è troppo ricco e denso di informazioni: presenta nell’unità di tempo immagini in movimento molto più veloci e complesse di qualsiasi oggetto visibile in natura.”
I nostro cervello durante l’evoluzione non ha mai incontrato un tale miscuglio di dati e stimoli e non è capace di gestirlo.
Rimane in definitiva PARALIZZATO, per l’enorme quantità di informazioni, che non riesce ad elaborare.
Milioni di cellule nervose indirizzate all’analisi e la “macchina si intasa”
Per gestire la situazione il cervello ” parcheggia” altre funzioni più nobili, come l’analisi critica del messaggio, appare come ipnotizzato e disarmato e diventa meno consapevole di ciò che gli sta succedendo.
Quindi è più INFLUENZABILE e MANIPOLABILE.
Il tracciato elettroencefalografico di una persona esposta a lungo alla televisione è simile a quello di una persona che sta addormentandosi o di un soggetto ipnotizzato.
Secondo una una statistica impressionante pare che gli italiani passimo 14 anni della propria vita (270 minuti x 75 anni) immersi in questa “ipnosi catodica”
Pensa che anche il battito cardiaco e il consumo calorico scendono ai minimi assoluti, (63 calorie all’ora)
Se analizziamo le aree prefrontali del cervello durante la visione della televisione, aree che si attivano quando siamo motivati a raggiungere un obiettivo o siamo focalizzati per raggiungere un traguardo e ce la stiamo mettendo tutta ( specie se stiamo facendo un’ ultramaratona di 100 km), notiamo la quasi totale assenza di attività. Queste a lungo andare funzionano male.
Se aggiungiamo l’estrema sedentarietà, tutto questo si traduce in un inflaccidimento della volontà e conseguente perdita di attenzione.
All’erta quindi, perché come diceva la famosa Legge di Hutchinson:
“Se un problema necessita di assoluta concentrazione, simultaneamente interverrà una distrazione assolutamente irresistibile.