Più di una volta nei miei articoli abbiamo parlato delle parole e del loro potere.
In questi giorni mi sono posto alcune domande in merito:
Le parole sono solo descrittive o anche generative?
Le parole con cui descrivi una realtà, creano anche la realtà?
Possono gruppi di parole essere in grado di modificare lo stato fisico di una persona?
Se così fosse le citazioni, quelle frasi che ci fanno spesso riflettere, sarebbero una sorta di magia, un incantesimo, non pensi?
Kevin Kelly, il famoso scrittore americano, dice che siamo noi a creare la nostra realtà, scegliendo quali parole adoperare per rendere un pensiero tangibile.
Per cui essere ottimisti, pessimisti o realistici, dipende dalla chiave di lettura che vogliamo utilizzare, e sono tutti stati mentali che noi creiamo attraverso l’utilizzo delle parole.
A volte queste parole sono talmente potenti e condizionanti, che creano le famose profezie AUTO-AVVERANTI, ne hai mai sentito parlare?
Ecco un esempio pratico:
Devi affrontare un esame particolarmente ostico.
Pensi intensamente di non essere sufficientemente preparato nonostante le tante ore passate sui libri.
Pensi che sicuramente arriverai al momento del dunque e ti si seccherà la gola, ti sarai scordato tutto e avrai il cervello in pappa.
Poi il professore sicuramente mi farà delle domande a cui non saprò rispondere, insomma uno stato d’ansia pazzesco…
…e sai cosa succede quando poi ti presenti davanti alla commissione d’esame?
: Un disastro!!!
Quando torni a casa dici:
lo sapevo! Ero sicuro, non poteva che andare male!
Insomma ci siamo creati una profezia negativa in questo caso, che si è avverata grazie ai comportamenti depotenzianti e distruttivi che inconsapevolmente abbiamo messo in atto,
Ti sei auto-suggestionato.
“Diventi ciò che pensi”, scriveva Earl Nightingale nel suo libro. Vedi qui la mia recensione sul mio sito —>Link
Chiaramente è più auspicabile pensare al contrario e cioè positivamente.
Possiamo pensare in modo positivo e cercare di vedere le cose come già realizzate.
Per esempio cominciare a pensare come se, quel famoso cliente che sto rincorrendo da quasi un anno, sia già mio cliente e cominciare a visualizzare quello che potrei fare con i soldi guadagnati da quest’affare.
Che ci crediate o no ma questa la cosa che funziona veramente.
Spesso nelle mie sessioni formative cerco di trasferire il concetto del PERCHE’.
Quando abbiamo un grande PERCHE’, il COME arriva da solo, o quasi.
A volte spingo i venditori che collaborano con me, a parlarmi dei loro sogni, dei loro Perché’.
Una volta specificato con precisione (Un viaggio, un regalo particolare per autogratificarsi, a volte più banalmente la rata del mutuo…), dopodiché comincio a creare una sorta di magico rituale (mi sento molto Mago Merlino 😊), in cui quantifico questi sogni o necessità in Euro, divido la cifra in numero di polizze da fare, poi divido il numero delle polizze per i mesi che ci separano alla realizzazione del sogno e…
…magicamente quello che sembrava una cosa così irraggiungibile diventa a portata di mano, e assume uno status di fattibilità più reale e tangibile.
E che ci crediate o no una volta scomposto in questa maniera il sogno e focalizzati su quelle che sono le azioni da compiere per arrivare a questo obiettivo, i venditori lavorano con più focus, attenzione e determinazione e magicamente le cose si realizzano quasi sempre con più facilità.
Con questo non sto dicendo che la formula funzioni sempre e con tutto, ma nel mio specifico settore ho potuto verificare che, con il mantenimento del focus in merito, i risultati sono incredibili.
Il fatto di pensare a qualcosa che si vuole ottenere e soprattutto il fatto di crederci intensamente, modificheranno il tuo modo di comportarti e ti porteranno verso il raggiungimento dell’obiettivo, tanto al massimo a pensare positivo non ti può accadere nulla di male…
..sii audace, perchè di solito gli audaci sono aiutati dalla fortuna , e non essere pigro/a, perché il pigro si ostacola da solo diceva Seneca.
Ma noi possiamo anche essere influenzati da una sorta di profezia, o aspettativa che ci viene da altri?
Sicuramente!!
Il test di Rosenthal o Effetto Pigmalione introdotto nel ’68 in psicologia, ci spiega come.
Durante l’esperimento, un gruppo di scienziati fecero un test di intelligenza a dei bambini di una classe elementare, dopodiché consegnarono agli insegnanti risultati dei test evidenziando un numero di bambini, che a loro dire erano particolarmente intelligenti .
Dopo 12 mesi gli scienziati si ripresentarono per verificare l’andamento dell’anno scolastico e si resero conto che i bambini particolarmente dotati avevano raggiunto dei livelli di eccellenza unici ed erano i primi della classe.
Il punto era però, che gli scienziati avevo scelto i bimbi casualmente.
Cosa era mai era successo?
Era successo che insegnanti avevano messo in atto dei comportamenti inconsciamente premianti nei confronti dei bambini segnalati e avevano creato questo effetto benefico .
Nella relazione finale si evincevano alcuni fatti oggettivamente importanti.
Per gli insegnanti lavorare con dei bambini particolarmente dotati, creava un clima molto più sereno e armonico all’interno della classe, rendeva gli stessi molto più disponibili a condividere contenuti con questi bambini, che cercavano di coinvolgere in modo più completo nelle attività , oltretutto dimostrando più pazienza in caso di risposte errate.
Quindi era fuori dubbio che gli Insegnanti avevano inconsapevolmente avvantaggiato i bambini segnalati, mettendo in atto atteggiamento positivi nei loro confronti. i bambini a loro volta cavalcavano la sensazione di essere considerati i più bravi, aumentando in modo esponenziale il proprio rendimento.
Interessante vero?
Pensa che Maria Montessori aveva stabilito una regola deontologica per la quale un professore doveva astenersi dal pensare male di uno studente, in quanto temeva che anche il semplice pensiero trasmettesse all’allievo una spinta negativa. ( cit. Wikipedia)
Ma il Pigmalione Effect o Effetto Rosenthal si può applicare anche nell’ambito lavorativo?
Assolutamente si.
Nel mondo del lavoro è come dire che le mie performance migliorano, perché il mio capo crede che io possa migliorare.
E funziona sempre per gli stessi motivi degli insegnanti. Sei io sono il tuo diretto superiore, il tuo manager o il tuo coach i punti focali saranno i seguenti:
- Se penso che diventerai il venditore dell’anno, con te creerò un ambiente più armonico e sarò più gentile e disponibile nei tuoi confronti.
- Ti passerò più informazioni strategiche, dettagliate e funzionali alla tua crescita
- In riunione, se ho molte aspettative su di te, ti chiamerò spesso in causa e vorrò sentire il tuo parere più volentieri, portandoti spesso da esempio per gli altri.
- Se mi dai risposte sbagliate o fai un ragionamento non corretto, sono più propenso a spiegarti dove è l’errore è ad indirizzarti verso la giusta soluzione.
Insomma se credo in te, ti do il massimo e se la persona vuole corrispondere alle aspettative del diretto superiore, il gioco è fatto.
E’ come dire che le aspettative possono condizionare la qualità delle relazioni interpersonali e il rendimento dei soggetti.
Funziona anche nell’ambito delle relazioni interpersonali e famigliari.
Se incontri una ragazza o un ragazzo e pensi sinceramente che sia bella/o e non hai timore a dirglielo, è facile che una volta a casa si guardi allo specchio e si veda più bella/o, e questo grazie a te.
Inevitabilmente adotterà dei comportamenti che la faranno sentire piu bella/o, aumenterà la sua autostima, si mostrerà piu sicura/o e questo suo nuovo modo di porsi ti convincerà e convincerà gli altri che effettivamente è molto bella/o, in un meraviglioso e positivo loop.
Chiaramente esiste anche il contrario, chiamato l’effetto Golem, ma questa è un’altra storia.
“Se tratti una persona per come è, essa rimarrà quella che è, ma se la tratti come se fosse quella che dovrebbe essere, diventerà quella che dovrebbe e potrebbe essere”. Goethe