Ciao,
più che mai in questa situazione impegnativa che stiamo affrontando, è importante ponderare molto bene sulle parole che utilizziamo, quando parliamo con gli altri.
In un contesto in cui il contatto fisico è giustamente limitato, ci troviamo a parlare spesso con le persone utilizzando tutto quello che la tecnologia ci mette a disposizione.
Ebbene, dalla semplice telefonata, alla video-chiamata su Whatsapp, all’utilizzo di Skype o Zoom o altri sistemi di video collegamento, siamo sempre alla ricerca di contatto, per combattere il senso naturale di solitudine che umanamente ci attanaglia in questi giorni.
E’ proprio in questi frangenti, che dobbiamo essere molto attenti alle nostre parole.
Parole e frasi che devono risuonare sempre come “vere e cariche di sentimenti positivi” durante queste conversazioni, dove spesso chi parla con noi è alla ricerca di conforto.
Al telefono per esempio, in una circostanza completamente diversa come l’attuale, il canonico “come va?” potrebbe essere addirittura fastidioso, ci hai pensato?
Del resto visto lo scenario attuale, cosa vuoi che ti risponda il tuo interlocutore?
Probabilmente ti rovescerà addosso tutto il suo malcontento, innescando un dialogo che potrà essere solo un amplificatore di negatività, che è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento.
Si, perché per un meccanismo contorto anche tu a questo punto tenderai a dire: “anche a me succede cosi”, oppure “a chi lo dici” , innescando così un meccanismo contorto in cui sovrapponi le tue negatività a quelle del tuo interlocutore, creando un effetto depotenziante che non fa bene a nessuno.
Facendo tesoro degli insegnamenti di Paolo Borzacchiello, che oramai seguo da anni, ti propongo ora un piccolo vocabolario trasformazionale che serve a dire la verità, ma con modalità differenti a quelle tradizionali, più consone al momento sfidante che stiamo affrontando.
Esiste sempre un altro modo per dire le cose, vediamone alcune:
- Invece di “Problema” potresti usare la parola “Situazione impegnativa” che che fra l’altro presuppone a livello inconscio che, con impegno la situazione potrebbe essere risolta.
- Al posto di “Non spaventarti” è meglio usare “Stai tranquillo”, perché nel primo caso il cervello non recepisce il “NON” e si focalizza solo sulla parola “Spavento”. Ricordati del famoso esempio: se ti dicono ” Non pensare ad un elefante rosa”, tu a cosa pensi? Clicca su questo Link se vuoi saperne di più—> “L’elefante rosa”
- La parola “Crisi” dovebbe essere sostituita per esempio, da ” Momento straordinario”, che vuol dire esattamente “momento fuori dall’ordinario”, ed è esattamente quello che stiamo vivendo.
- “Momento difficile” può essere sostituito da “Momento sfidante” o utilizzando a nostro favore la negazione e dire: “Non è facile”
- Altro esempio del cattivo uso della negazione è: “Non è grave”. Ci lascia solo la parola “grave”, invece potresti usare ” è tutto sotto controllo”
Esistono poi alcune parole, sostiene Paolo, che fanno bene e vanno usate il più possibile in questa fase d’incertezza.
- Bene
- Tranquillità
- Sereno
- Calma
- Serenità
- Respiro
- Ampio Respiro
- Controllo
- Gestione
Sono solo pochi esempi ma importanti e da approfondire per darci una mano partendo dalle piccole cose, non trovi?
“Le parole gentili possono essere brevi e facili da pronunciare, ma il loro eco è davvero infinito.”
(Madre Teresa di Calcutta)
Un ragionamento particolare e più approfondito merita la parola “Cambiamento”
Questo è sicuramente un grande momento di cambiamento e spero vivamente anche di miglioramento, come ci siamo augurati nel nostro dialogo Elisa ed io, che potrai leggere nello spunto “Dialogo tra menti distanti ma unite: l’altra faccia della Fragilità.” Clicca sul titolo per rileggerlo.
Forse non sai che la parola cambiamento è una delle più usate in tutte le lingue (Cambiamento, Change, Perestrojka).
Viene definita dai linguisti “Performativa” perché mentre la enunci, crea già una sensazione, crea qualcosa.
Immediatamente la nostra mente la associa a qualche cosa che porta da presente ad un futuro differente, creando da subito un’emozione.
Come dice lo Psicologo e Psicoterapeuta Giorgio Nardone, “la parola cambiamento è come una promessa”
Fin dall’antichità la parola cambiamento in tutte le culture ha sempre fatto sorgere interessanti ragionamenti e dispute linguistiche.
Da Buddha che sosteneva: “L’unica cosa costante nella vita è il cambiamento” a Eraclito che nel 500 a.C. con il suo famoso “Panta Rhei” sosteneva che “che tutto si muove e nulla sta fermo” e “che non si può mettere per due volte il piede nella stessa acqua di un fiume perché tutto passa e si evolve”.
Sai la cosa interessante e sorprendente?
Il concetto di “cambiamento” viene spesso rifiutato perché, destabilizza e toglie sicurezza.
Questo perché è molto più comodo pensare che le cose stanno così e staranno così
Sono più tranquillo in fondo perché ho raggiunto una sicurezza, una posizione stabile, e per piccola che sia, non me ne voglio privare. (Vedi il concetto di Zona di Comfort)
Questo fa si che la maggior parte delle persone ama parlare di cambiamento, ma poi fatica a realizzarlo, a metterlo in pratica.
Ma non è che siamo così “rimbambiti”, come verrebbe da pensare.
La spiegazione è in principio scientifico che si chiama “Principio di Omeostasi”.
In buona sostanza dice che “ogni sistema vivente una volta che ha raggiunto un’equilibrio, tende a mantenerlo” e che “tanto è forte la vocazione per il cambiamento, tanto è più forte la resistenza al cambiamento.” e questo anche se l’equilibrio a volte è disfunzionale.
Questo vale per il singolo, ma anche per ii gruppi e persino per le società o le nazioni, che hanno difficoltà a cambiare, anche quando il cambiamento garantisce il miglioramento.
E nostro malgrado ne stiamo vivendo una dimostrazione reale, in questo momento sfidante.
Oggi nonostante il cambiamento radicale delle nostre abitudini e intendo il restare a casa, sia la miglior soluzione per evitare il diffondersi del virus, nonostante la garanzia che questo atteggiamento può portare ad un miglioramento della situazione (Vedi Codogno e l’esempio Cinese), pare che la resistenza al cambiamento per alcuni soggetti sia molto forte e non riescono a resistere dall’andarsene in giro.
Questo perdurare della situazione, forse provocherà una reazione altrettanto forte, per contrastare il fenomeno e non mi sorprenderebbe, l’utilizzo della forza e delle forze armate per arginare il fenomeno.
Ma sono altresì fiducioso, che nella natura umana la ragione abbia sempre il sopravvento e non arriveremo a questi eccessi.
Intanto noi nel nostro piccolo ci assumiamo le nostre responsabilità e restiamo a casa, cogliendo l’occasione per riscoprire in modo inaspettato dinamiche che, a causa della vita frenetica, avevamo dimenticato.
Molti di noi mi dicono che stanno sperimentando una grande introspezione. Questo processo ci aiuterà a conoscerci meglio e nel profondo e a far uscire la parte migliore di noi.
Se poi a questo aggiungiamo che il tempo ci consentirà di leggere, e volendo aumentare le nostre conoscenze e rispolverare passioni, possiamo trovare una nota positiva a questo isolamento forzato ma momentaneo.
Ti voglio salutare con questa massima del filosofo Cinese Lao Tzu, che nella sua semplicità raccoglie un messaggio di speranza formidabile e la certezza nulla è perduto e che alla fine di questo momento sfidante, torneremo a spiccare il volo, più belli di prima.
Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo lo chiama farfalla.
(Lao Tzu)
Buon inizio di settimana e buone parole a tutti.
A prestissimo
Daniele
#iorestoacasa #torneremoadabbracciarci #andràtuttobene
p.s.: E settimana scorsa mentre mi scattavano una foto da pubblicare simpaticamente su Instagram, al posto delle mie solite con le auto ma questa volta con il tagliaerba, una farfalla si è posata sulla mia mano…
… segnale fortissimo dall’universo, che siamo sulla strada giusta. vedi foto qui