Ciao
Oggi voglio raccontarti una storia.
Una storia che parla di perseveranza e tenacia e di sport.
E già, perché è dallo sport che spesso possiamo trarre utili insegnamenti per la vita quotidiana.
Questa storia l’ho sentita raccontare da Enrico Bertolino, noto formatore e comico durante una sua recente intervista e mi ha colpito talmente tanto che ho deciso di riportarla in queste righe.
La finale non giocata ma guardata.
Madrid 22 maggio 2010, serata finale di Champions League, in cui l’Inter, squadra del cuore di Enrico, si giocava sul campo il prestigioso trofeo contro i tedeschi del Bayern Monaco.
Seduto in tribuna di fianco a lui, c’era Paolo Orlandoni, il terzo portiere della squadra.
Convocato per il match, vedeva la partita in tribuna, poiché in campo scendeva il portiere titolare ed era permesso portare soltanto un portiere di riserva in panchina.
Alla fine del primo tempo Bertolino si rivolse all’atleta e gli fece la seguente domanda:
“Paolo, ma tu quando diavolo giochi?”
Risposta fu sbalorditiva:
“Enrico io non gioco. Quest’anno ho giocato una sola partita e nella stagione precedente ho giocato solo 45 minuti, perché si è infortunato il secondo, sennò io non gioco mai.”
Enrico continua: “Ma tu quando vai ad Appiano Gentile (Sede degli allenamenti della squadra) cosa fai, come fai a trovare la motivazione?”
La risposta fu illuminante:
“Mi alleno tutti i giorni, mi alleno sempre per ottenere il massimo della mia prestazione, perché quando l’allenatore mi chiamerà io mi dovrò far trovare pronto.”
“Capisci Enrico, che avendo pochissime occasioni, quella occasione per me deve essere una vetrina fantastica, in cui devo dimostrare quello che valgo, in cui devo mostrare a chi mi guarda che ho le potenzialità per diventare un portiere titolare, quindi mi alleno sempre costantemente con tenacia, perseveranza e professionalità perché alla chiamata devo farmi trovare pronto.”
Un altro grande atleta azzurro, Juri Chechi, dopo aver conquistato l’Oro alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996, ha dichiarato: “Ho lavorato sodo otto ore al giorno per quattro anni, con costanza e rigore, per farmi trovare pronto per una performance di soli 50 secondi, in cui dovevo dare il massimo.”
E riflettendo su queste storie sono tornato indietro nel tempo e mi sono reso conto quanto l’allenamento, la perseveranza, la costanza e il rigore nel mantenere le nostre buone abitudini, siano state caratteristiche importanti anche nella mia vita, e anche se sembra strano da dirsi, mi hanno letteralmente salvato la vita.
Correvano gli anni a cavallo del 2000 ed io utilizzavo ogni minuto libero dal lavoro e dalla famiglia, per perseguire quello che fin da piccolo era stato il mio sogno e cioè volare.
Dopo tanto tempo e con grandi sacrifici mi ero finalmente comprato un piccolo aeroplanino, con cui svolazzava felice nei cieli lombardi.
Immancabilmente ogni volta che andavo a volare, rivedevo e ripassavo con perseveranza e con costanza tutte le procedure di emergenza. (del resto non è che se ti capita, metti le 4 frecce e accosti in corsia d’emergenza…)
Procedure che si chiudevano immancabilmente con una salita a 1000 piedi, spegnimento del motore e tentativo (sempre riuscito), di atterrare sulla pista sottostante.
La logica di quest’addestramento era molto semplice: “Io non so quando e se avverrà ma quando dovesse accadere, mi devo far trovare pronto.”
Quest’atteggiamento particolare, probabilmente lo avevo ereditato e fatto mio durante il periodo di servizio militare nel corpo d’élite dei Paracadutisti, in cui per mesi siamo stati in “Prontezza Operativa”, termine tecnico, che vuol dire che dovevamo sempre essere pronti a qualsiasi evenienza, giorno e notte.
Per esserlo, ci addestravamo e allenavamo tutti i giorni in maniera maniacale per essere preparati e avere le competenze necessarie a gestire qualsiasi richiesta d’intervento sul territorio.
Ma torniamo alle vicende volanti, era il 2 Gennaio, e decisi di festeggiare il nuovo anno con un volo sulle pianure lombarde innevate e un sorvolo del lago di Como.
Mentre stavo sorvolando la parte iniziale del lago, esattamente sopra il Monte Barro in avvicinamento alla città di Lecco, e fra l’altro con un passeggero a bordo, il motore del mio aeroplano si ammutolì improvvisamente.
Per darti l’idea: ti ritrovi a circa 800 mt. di quota, elica completamente ferma, in un silenzio surreale, destinato a seguire quella Newton ha chiamato forza di Gravità e tra l’altro come passeggero che ti guarda con gli occhi sgranati e ti chiede preoccupato, “Che cosa ca**o è successo?!?!”.
Come sia finita l’avventura, lo puoi ben immaginare perché sono qui a raccontarla.
Solo grazie alle centinaia di ore di allenamento fatte in precedenza, sono riuscito a gestire con professionalità e calma l’emergenza, tra l’altro la mia prima vera emergenza (poi negli anni me ne sono capitate altre, alcune veramente bizzarre, ma di questo se volete ne parleremo un’altra volta) in maniera direi superlativa, riportando aeroplano e passeggero all’aeroporto di partenza.
L’unica conseguenza negativa ma irrilevante, fu che il mio passeggero non volle mai più salire in aereo con me…
…che ingratitudine. Ahahah!
La morale di questa storia, anzi di queste storie è che:
Dobbiamo farci trovare pronti!!!
Dobbiamo farci trovare pronti soprattutto adesso dopo questa fase di pandemia.
Il lavoro cambierà, anzi è già cambiato e noi dobbiamo prepararci, dobbiamo studiare, lavorare duro per farci trovare pronti.
Dobbiamo cambiare noi e anche in fretta.
Oggi più che mai per questo processo è fondamentale la crescita personale.
Il nostro percorso di crescita personale, professionale non deve essere preso come un gioco, e anche se a momenti studiare, ritagliarsi un’ora per seguire un webinar on line, fare una lezione sulle nuove tecnologie, insomma allenarsi può sembrare noioso e una perdita di tempo, non dobbiamo farci obnubilare da questa visione offuscata e pigra del cambiamento che stiamo vivendo, che non porta da nessuna parte.
Lavorare duro, tenendo sempre a mente la gratificazione che avremo, se ci siamo allenati bene, quando finalmente ci toccheranno i nostri “50 secondi.”
Crescere professionalmente è un percorso che può portare a grandi soddisfazioni personali ed economiche, e come tutti i percorsi complessi costa tanta fatica e sudore, esattamente come nello sport.
Pensi sia possibile partecipare alle Olimpiadi senza un’adeguata preparazione? Pensi che Roger Federer, sia nato con quel meraviglioso rovescio, oppure che dietro alle vittorie di Federica Pellegrini, ci siano solo poche sedute in piscina?
Mi spiace!!! Sono il frutto di ore e ore passate ad allenarsi e a sudare sui fondamentali, intere giornate passate in palestra, senza avere tutti gli svaghi tipici dei ragazzi della loro età, solo allenamento, corretta alimentazione e riposo.
Attività dove spesso gli infortuni sono dietro l’angolo, pronti a rovinarti il lavoro di anni e dove le gratificazioni non le vedi subito, sono sempre rimandate, lontane, ma alla lunga, VINCENTI.
E noi…
… possiamo forse pensare di ottenere di più dal nostro lavoro senza impegnarci di più?
Diceva Jim Rohn:
“Per avere di più di quello che hai, devi diventare di più di quello che sei. Se non cambi quello che sei, avrai sempre quello che hai.”
Il punto è che se ora non cambiamo, rischiamo di perdere quello che abbiamo.
Dura lex, sed lex (“La legge è dura, ma è legge”) o pensi che tutta questa pandemia non modifichi nulla nella nostra realtà economica, sociale e umana?
Quando arrivano i momenti duri come quello che stiamo passando, si vede subito chi ha lavorato con costanza e determinazione nel tempo, chi si è allenato (Non dico preparato alla pandemia, perché quello era umanamente impossibile…), e si vede perché, non solo riesce a gestire la crisi meglio di altri, utilizzando il tempo per formarsi, studiare, ampliare le sue competenze e non passandolo stravaccato davanti all’ultima serie di Netflix, ma facendosi la ”Punta al cervello” riesce a trovare anche nuove opportunità di crescita, dove gli altri vedono solo una grande sfiga.
E quando i nodi arriveranno al pettine, e parlo di emergenza Economica e Umana, quando bisognerà tirare fuori gli attributi per mantenersi il lavoro e continuare a prosperare, ti garantisco che non ti aiuterà sicuramente conoscere alla perfezione “La Casa di Carta” e nemmeno l’ultima puntata di “Narco”.
Quindi prendi sul serio l’allenamento nel tuo lavoro, studia, leggi impara cose nuove.
Se hai la fortuna di avere un Coach, un Mentore, usalo!
Non temere le sconfitte e i fallimenti, servono per crescere e migliorarsi, del resto anche Michael Jordan, nella sua lunga carriera conta più partite perse che vittorie, eppure di lui il grande Larry Bird diceva:
«I think it’s just God disguised as Michael Jordan.»
«Penso sia semplicemente Dio travestito da Michael Jordan.»
Buona settimana.
Daniele
Per i tuoi commenti a scrivimi a info@danielemurgia.com
Daniele Murgia
E se l’articolo ti è piaciuto condividilo, te ne sarò grato.