Ciao
durante l’addestramento nei reparti operativi della Brigata Folgore, ho imparato subito il valore del lavoro di squadra.
Ci stavamo addestrando per un elisbarco, che in sostanza è un’ operazione aerea che permette di trasportare i paracadutisti in un punto nevralgico, spesso dietro le linee del nemico.
L’elicottero, un AB-205 Elicottero da Sostegno al Combattimento, ci lasciava dopo un breve volo in una zona “calda” e rimaneva in hovering, cioè sospeso a circa due metri di altezza, questo per permetterci di sbarcare e in tempi rapidissimi sparire dai radar del nemico.
Lui tornava indietro “al volo” e noi partivamo con la missione di interdizione in territorio nemico.
Può sembrare un “giochetto da ragazzi”, ma ti garantisco che, tra la tensione del volo, l’attrezzatura da combattimento, e il fatto che spesso ad attenderci c’erano i nemici pronti a farci neri (Nello specifico i parà di Siena e a volte anche gli Incursori della Marina, tutti tipi “simpatici”), era tutto meno che un “giochetto da ragazzi”.
Per rendere l’addestramento molto efficace ed efficiente, in caserma avevamo un elicottero, o meglio la carlinga vuota dell’elicottero, cui erano stati tolti i motori, rotori e tutta la strumentazione. Rimaneva, diciamo, un guscio vuoto, con le panche da cui noi salivamo e scendevamo decine di volte per acquisire la tecnica corretta.
Ogni volta che la squadra, non rispettava i tempi di sbarco o combinava qualche casino, dovevamo “caricarci”, ha letto bene, caricarci sulle spalle il giocattolone e farci un bel giro per la piazza d’armi.
Per quanto fossimo in otto e tutti allenati da paura, ti garantisco che non era uno scherzetto.
E’ proprio in questo girovagare che tutti noi imparammo qualcosa di importante.
Capitava di tanto in tanto che uno dei membri della mia squadra fosse malato o leggermente ferito, impossibilitato a dare il 100%.
A volte a fine giornata eri sfinito o magari indebolito da tante passeggiate. In quelle occasioni gli altri compagni intervenivano mettendoci più forza ed energia per portare a termine il lavoro.
E quando succedeva ad un altro io ricambiavo sempre il favore.
L’elicottero svuotato, ci servi per capire che, nessuno poteva superare l’addestramento operativo da solo.
Il lavoro di squadra divide i compiti e moltiplica il successo
(Anonimo)
Lezione importante che si riflette esattamente nella vita, perché tutti noi abbiamo bisogno degli altri perché ci diano una mano a superare i momenti difficili.
Per quanto ci atteggiamo a Superman o Superwoman, da soli siamo poca cosa e di questo spesso ce ne dimentichiamo.
Capita nella vita di dover passare momenti difficili, ed è proprio in questi momenti che ci vuole una squadra di amici, di colleghi, una compagna o un compagno che ci aiutino a superare il momento e a raggiungere gli obiettivi della vita.
Magari è un mentore momentaneo, magari il tuo vicino di scrivania a cui rivolgi la parola a stento oppure l’amica con cui condividi le passeggiate in montagna.
Non importa chi sia, ma in alcuni momenti della vita diventa fondamentale per non ritrovarsi da soli a trasportare l’elicottero.
Persone che quando siamo in difficoltà, hanno fiducia nelle nostre capacità e visto il nostro potenziale mettono a repentaglio anche la loro reputazione, pur di darci una mano a uscire dalle sabbie mobili del momento.
Persone che non dimenticherai mai e per cui sarai sempre pronto a ricambiare.
La regola è molto semplice, bisogna farsi più amici di valore possibile, evitando i noiosi, i lamentosi e le sanguisughe sociali di cui siamo purtroppo circondati.
Amici di valore, da cercare con il lanternino come l filosofo greco Diogene di Sinope, detto il Cinico e una volta trovati da non abbandonare mai.
Dall’esperienza dell’elicottero in poi, ho acquisito la consapevolezza che i traguardi che ho raggiunto nella vita, sono stati resi possibili grazie all’aiuto degli altri, e non ho mai dimenticato queste persone.
A volte nel mio lavoro mi capita spesso di lavorare in squadra, magari con ragazzi giovani e volenterosi. Ti posso garantire che se vedo il potenziale e sopratutto “la fame” di sapere, di emergere, insomma di migliorarsi, faccio del mio meglio per dargli tutto l’aiuto possibile, cercando di trasferirgli più concetti tra cui questo ed esperienza possibile.
Mi piace da morire, allenare i campioni, mentre per i noiosi, fancazzisti, superbi e i,”so tutto io!” non ho tempo da perdere, anche perchè sono sicuro, alla luce dei miei capelli grigi, che con certi soggetti, l’elicottero prima o dopo rimarrebbe interamente sulle mie spalle.
Con il talento si vincono le partite, ma è con il lavoro di squadra e l’intelligenza che si vincono i campionati.
(Michael Jordan)
Hai o hai avuto anche tu persone “speciali” nella tua vita?
Se si, mi raccomando, non dimenticarti mai di ringranziali a dovere e spesso.
Buon Lunedi
Daniele
Daniele Murgia
#andratuttobene
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