Nello spunto precedente abbiamo cominciato ad analizzare i concetti di base del “parlare in pubblico”.
Prima di passare alla fase pratica dei “consigli” per come parlare in pubblico, in una sala oppure in un’aula, vorrei ricapitolarti i concetti fondamentali che abbiamo visto settimana scorsa e che riguardano prevalentemente la parte del “prima“, di preparazione all’intervento o registrazione.
- E’ fondamentale conoscere perfettamente i contenuti del nostro intervento, bisogna essere autorevoli e non avere nessun tipo di lacuna o tentennamento.
- E’ la ripetizione che crea l’abilità. Non ci sono scorciatoie, per cui prima di salire sul palco o posizionarsi davanti una telecamera, devo aver ripetuto l’intervento parecchie volte, utilizzando se possibile amici e parenti, le famose “cavie umane“ che pazientemente ti staranno ad ascoltare e gli strumenti tecnologici di registrazione. La registrazione fatta anche semplicemente con il tuo telefono ti darà la possibilità di misurarti e capire eventuali errori e mancanze.
Veniamo ora al tuo intervento in aula o sul palco.
Lo Spazio.
La prima cosa che mi sento di consigliarti è quella di acquisire una grande consapevolezza dello spazio in cui dovrai lavorare. Per cui, se possibile, guarda gli interventi delle persone prima di te, per farti un’idea di come utilizzano lo spazio e magari se ne hai la possibilità, cerca di salire prima che inizi la conferenza o la lezione sul palco o nell’aula a te destinata. Questo ti darà la possibilità di provare in anticipo spazi e dimensioni del “campo di gioco”
La gestione dello spazio è basilare per creare interesse attraverso il movimento.
Non c’è niente di più noioso di un oratore che sta fermo, impalato a parlare come un soldatino di piombo, mentre al contrario, quello che si muove come una belva in gabbia, continuamente da destra sinistra, crea un’ansia pazzesca e ti impedisce di seguire il discorso serenamente.
La tua posizione sul palco deve variare in modo da legare visivamente alcuni concetti, ad una posizione precisa sul palco o in aula. (Se ti interessano i dettagli sulla gestione dello spazio scrivimi quando vuoi)
La Presenza.
Cerca di avere una buona postura sul palco. Diventa padrone del tuo spazio ponendoti in maniera composta e decisa. Adotta un aspetto professionale e sicuro di te.Tieni le braccia lungo i fianchi assumendo una postura naturale e tieni la testa alta e il torace aperto.
Non usare i famosi “parafulmine” che denotano la tua agitazione e insicurezza. (Il parafulmine potrebbe essere il pennarello che continui nervosamente a girarti fra le mani oppure il telecomando del proiettore per le slide)
Trasmetti positività attraverso il linguaggio del corpo e le espressioni del viso. Quando sorridi, pensa a delle immagini serene per esprimere sensazioni piacevoli. Pensa positivo, quindi lascia trasparire queste emozioni attraverso le tue espressioni per sorridere in modo naturale
Le mani devono seguire il tuo discorso, e attraverso i gesti enfatizzarne le parti importanti.
“Ma dove le metto le mani“, mi sento spesso chiedere:
Sicuramente un posto dove non devono mai andare è in tasca.
Interagisci con il pubblico. Lavora sulla tua presenza scenica. Non devi guardare a terra, cerca da subito un legame con gli spettatori o gli allievi guardandoli negli occhi se riesci a vederli e muovi lo sguardo su tutte le persone presenti, soffermandoti alcuni secondi su ognuno in modo da coinvolgerli.
Se tra il pubblico trovi i “soliti” annoiati che guardano il telefono o addirittura sonnecchiano, ignorali e non ti crucciare per loro, piuttosto concentrati sugli entusiasti, quelli che prendono appunti e fai di loro i tuoi alleati.
L’inizio.
Come inizi la presentazione è di vitale importanza.
Innanzitutto usa un volume e tono della voce calibrato sulla persone seduta più lontana dal palco.
Ricordarti che le persone in sala o in aula, nei primi secondi ti ascolteranno pochissimo; quel tanto che basta per attaccarti un’etichetta:
” Ah, guarda come è vestito..”, ” Ah, senti che parlata Milanese” , ” Eccone un altro che non ha mai venduto nulla e viene ad insegnarci a noi…“
Si tratta di 30/ 60 secondi in cui devi fare una “presentazione nella presentazione”, che li stupisca, che li coinvolga, insomma che gli dia un motivo per regalarti il loro “tempo consapevole”
Ora immagina di trovarti di fronte una persona che ti chiede: “Ma tu chi sei, che cosa fai?“
Ecco questa è proprio la serie di risposte che non puoi improvvisare!
Devi aver preparato con molta attenzione questa parte e ti dirò di più la devi provare decine di volte in maniera da risultare naturale, coinvolgente e interessante per chi ti ascolta.
Cerca di evitare il più possibile aperture come:
“Buongiorno e benvenuti a tutti, sono Maria Rossi, mi occupo di marketing, sono felice di essere qui, e vi terrò compagnia per la prossima ora”
Pensa a qualcosa che coinvolga immediatamente la sala, racconta una storia, dagli nei primi secondi un motivo affinché loro cervello rettile pensi: “secondo me questo ha delle cose interessante da dirmi, per cui lo ascolto.“ devi cercare di creare una connessione emotiva.
Io per esempio quando mi approccio ad un’aula di venditori d’auto che mi vedono per la prima volta, sono solito dire questa frase:
“Buongiorno a tutti, mi chiamo Daniele e prima di tutto vorrei chiarire una cosa:
Io non sono un’ ASSICURATORE!!!
Sono un automobilaro, un venditore d’auto come voi, un ragazzo di bottega che ha iniziato il secolo scorso a vendere vetture, esattamente nel 1986…
… anni fa qualcuno mi aveva detto che i più “furbettii del mercato” peggio pure dei venditori d’auto erano gli assicuratori e allora mi sono detto, “fammi un pò, capire”, ed eccomi qua…”
Spiega sempre quello che farai all’inizio della presentazione e riassumi quello che hai fatto alla fine:
“Se volete che il vostro messaggio sia ricordato, prima dite loro cosa state per dire; poi ditelo; infine dite che cosa avete detto”
La Chiusura.
Altrettanto importante come l’apertura (Chi ben inizia è già a metà dell’opera) è la conclusione del discorso.
Da evitate assolutamente “ ho finito… tutto qui… grazie per l’attenzione”.
Queste frasi non lasciano nel tuo pubblico qualcosa da ricordare, mentre tu devi e vuoi lasciare il segno.
Devi preparare una conclusione non banale e scontata.
Prova a:
- Far delle domande al tuo pubblico per coinvolgerli ancora di più nell’argomento trattato. Per esempio : “e voi? ascoltandomi avete per caso riconosciuto dei vostri comportamenti da modificare?…”
- Chiudi utilizzando un’affermazione, una citazione inerente o una frase ad effetto tipo: “Ricordate che chi non si forma, si ferma! E voi siete pronti a partire per questo nuovo viaggio?”.
- Se possibile inserisci una “chiamata all’azione” o Call to action. (tipo iscriversi alla tuo blog, prenotare una sessione di one to one, comprare il tuo libro, fissare una prova su strada…)
La Voce
Grandissima differenza la fa l’’utilizzo della voce.
Pensa alla tua voce, che varia in continuazione durante la giornata a seconda del contesto e a seconda della persona con cui stai parlando.
Utilizzerai un tono più morbido e basso quando parli con il tuo partner o la tua partner alla mattina, per esempio o utilizzerai un tono più alto e conclusivo quando desideri che quello che dici venga ascoltato, oppure utilizzerai un tono più passionale, con tensione emotiva quando vuoi coinvolgere le persone.
Ebbene, tu hai tutte queste sfumature, ma parlando in pubblico spesso si perde spontaneità e tenderai ad usare la voce in modo monocorde, impostato e noioso, oppure in falsetto e a una velocità elevata, a causa dell’adrenalina.
Come ti avevo anticipato nel precedente spunto esistono dei metodi per imparare ad usare la voce nella maniera corretta.
Il maestro assoluto di queste tecniche è stato il compianto Ciro Imparato, che nel suo libro ormai introvabile “La tua voce può cambiarti la vita” ci spiega attraverso il metodo “Four Voice Colors “ come dare colore alla tua voce.
Provo a riassumerti brevemente:
Esistono quattro colori primari della tua voce:
- Giallo = Simpatia
- Verde = Fiducia
- Blu = Autorevolezza
- Rosso = Passione
Ma di questa meravigliosa tavolozza di colori, ne parleremo settimana prossima…
PS: Se vuoi seguirmi su instagram: danielemurgia65