Oggi ti vorrei parlare dell’importanza di avere un pubblico che ti sostiene e di quanto sia importante che tu faccia parte del pubblico che sostiene qualcun altro.
Se ami lo sport in generale, hai sicuramente sentito dire che quando una squadra gioca in casa, ha sempre un elemento in più a disposizione.
Questo elemento in più è la tifoseria, il pubblico, i fans, i supporters, insomma chiamali come vuoi, sono quelli che fanno il tifo per te.
In una vita come quella attuale, sempre proiettata verso il raggiungimento di obiettivi, nuove sfide e continui esami, sin da piccoli siamo stati educati a misurarci con gli altri.
In questa continua ricerca dell’eccellenza, è fondamentale avere qualcuno che ti sostenga.
Ti sostiene con un semplice bravo, con una pacca sulle spalle e spesso e in maniera incondizionata, continua a fare il tifo per te anche quando sei in un momento di crisi e vedi soltanto buio.
Potrei farvi tanti esempi tratti dallo sport, e fra tutti ne ho scelto uno speciale, che mi è stato narrato dal grande giornalista Federico Buffa Sabato scorso, durante un corso sullo Storytelling.
Chiaramente il suo racconto è stato coinvolgente ed emozionante e io voglio riportarti una piccola parte, quella che mi ha colpito, quella che ha fatto partire nella mia mente l’idea di questo Spunto.
ll 30 ottobre 1974 Muhammad Ali affronta George Foreman a Kinshasa, nello Zaire per il titolo di campione del Mondo dei pesi Massimi.
L’aereo su cui vola Muhammad Ali sta atterrando nella capitale di quello che fino pochi anni prima era il Congo Belga, liberato dall’oppressione colonialista a costo di migliaia di vittime civili.
Lo aspetterà fra pochi giorni Il campione in carica George Foreman, indiscutibilmente ritenuto da tutti i tecnici il pugile più forte, e più devastante della storia.
Pare che il suo gancio sinistro sia talmente potente che la sua impronta rimanga nel sacco d’allenamento impressa per più di 20 minuti.
Possibilità per Alì di vincere l’incontro “The Rumble in the Jungle”, così è stato chiamato è di 1 su 1 MILIONE.
Consapevole di questo verdetto già scritto, Ali decide per una strategia diversa, e pensa:
“Visto che da solo non ce la posso fare, mi farò aiutare dal pubblico”.
Un pubblico che, per la maggior parte in un paese come l’Africa del 1974, non conosceva assolutamente né il campione e né lo sfidante.
Poco prima dell’atterraggio, Ali chiese al suo manager che cosa odiavano in particolare gli abitanti del Congo.
Il manager rispose che sicuramente, dopo tutti gli anni della dominazione colonialistica da parte del Belgio, e tutti i soprusi fatti dagli stessi, poteva essere ragionevolmente sicuro che i Belgi non risultassero molto simpatici.
Ad attendere lo sfidante sulle terrazze dell’aeroporto ci sono oltre 10.000 persone, l’aereo si fermò proprio davanti a loro, si aprì la porta e…
…Alì uscì e sulla scaletta in un silenzio surreale disse soltanto una frase:
“George Foreman è un belga“
Prima lentamente ma poi con sempre più forza e vigore tutta la folla incominciò a scandire timidamente una frase frase fino a farla diventare un boato indescrivibile:
«Ali boma ye»-«Ali boma ye» -«Ali boma ye» (Ali uccidilo)
Potete immaginare a questo punto il clima qualche giorno dopo, all’interno del palazzetto dello sport, quando Alì, alla fine della settima ripresa provato ma non vinto dai colpi incessanti dell’avversario, si alzò dal suo angolo e arringò il pubblico per cercare sostegno e forza. (pensa che l’incontro precedente di Foreman si chiuse al secondo round, dopo che l’arbitro interruppe il match per evitare la morte dello sfidante…)
Pubblico che rispose all’ unisono con questa frase : «Ali boma ye» (Ali uccidilo), dandogli quella carica che cercava e la forza sovrumana di cui aveva bisogno per sferrare all’ottavo round, il colpo decisivo per mettere K.O. l’avversario e guadagnarsi il titolo da Campione del Mondo dei pesi massimi.
Questa è la foto emblematica del destro poderoso di Ali, che pose fine all’epico incontro.
Penso che forza e il sostegno dei tuoi fan, dei tuoi amici, dei tuoi genitori e le persone che ti amano è fondamentale per la riuscita di qualsiasi impresa.
Noi da soli, pur dotati di grande talento, di strada ne possiamo fare veramente poca.
Molte persone cercano il sostegno in modo artificiale e artificioso, magari cadendo vittime di droghe o alcool, mentre invece spesso il sostegno umano di cui abbiamo bisogno è veramente vicinissimo a noi e dobbiamo soltanto aprire gli occhi per poterne trovare le fonti.
Sono anche convinto che ognuno di noi nella vita abbia un dovere morale nei confronti di chi ama, e delle persone a cui vuole bene.
Penso inoltre che tutti noi siamo tenuti, la dove è possibile, a cambiare posto e diventare noi stessi il pubblico, il fan, il supporter che incoraggia gli altri e far si che la loro forza si moltiplichi , proprio come nel caso di Muhammad Ali.
“Tu hai facilmente in tuo potere la capacità di aumentare la somma totale di felicità di questo mondo. Come? Col pronunciare poche parole di apprezzamento a qualcuno che è solo o scoraggiato. Forse domani ti dimenticherai le parole gentili che hai detto oggi, ma il destinatario le terrà care per tutta la vita.”
Dale Carnegie
Ti lascio con un breve video pubblicitario che sempre sabato mi è stato mostrato, e mi ha dato ancor di più la certezza di quanto sia importante questa sorta di “contratto” che viene stipulato, a volte inconsciamente tra l’atleta o gli atleti e i supporter.
Si tratta di un piccolo discorso fatto da un grande campione della Nazionale di Calcio Argentina Ruggeri, che fronte a una folla di fan in campo, rispondendo alle domande e le critiche della squadra, chiede ai tifosi di rispettare il “Contratto” e credere ancora, in vista del Mondiale in Russia del 2018.
Secondo me è di una bellezza unica e rende a meraviglia l’idea della forza del supporto.
Visto che noi siamo comunque tutti atleti della corsa della vita, ti auguro una buona visione e una buona settimana.